Niente più “viaggi della speranza”. A Palermo la radioembolizzazione per le neoplasie epatiche
Alla Tare (Trans arterial radio embolization), ovvero la radioembolizzazione per le neoplasie epatiche è stata dedicata una delle quattro sessioni del meeting scientifico “L’Epatocarcinoma nel 2016. nuovi approcci per la diagnosi e il trattamento” organizzato oggi dall’Azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo e dall’Associazione Cutino, nell’ambito delle iniziative del Thalassemia Day.
La radioembolizzazione o Tare (Trans arterial radio embolization) è una procedura radioterapeutica medico nucleare e prevede l’infusione di microsfere radioattive di ittrio 90 direttamente nell’arteria epatica e nei vasi tumorali. L’obiettivo è il rilascio di microsfere radioattive nel letto tumorale tramite la rete arteriolare invece che con l’occlusione dei macrovasi.
Il tumore viene trattato in maniera mininvasiva con radiazioni mirate alle parti tumorali, l’esposizione della parte sana del fegato è limitata, riducendo così il danneggiamento dei tessuti e gli effetti collaterali sul paziente.
Rispetto alla chemioembolizzazione trans arteriosa (Tace – trans arterial chemio embolization), che è il trattamento di scelta per tumori avanzati e multifocali, la radioembolizzazione risulta meno tossica, richiede un numero inferiore di trattamenti ed è un opzione possibile anche per i pazienti con trombosi venosa portale, per i quali è invece controindicata la chemioembolizzazione. L’effetto dell’ittrio si esaurisce in dieci giorni, al termine del quale le cellule neoplastiche irradiate vanno incontro a necrosi e nel fegato rimane un’unica cicatrice riparatrice. Con questa procedura si migliora sensibilmente la qualità di vita e si allunga anche l’aspettativa di vita del paziente.
“L’Azienda Villa Sofia-Cervello di Palermo -sottolinea Antonio Moreci, direttore U.O. di Medicina Nucleare – Azienda Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello – è il primo ospedale a sud di Napoli ad applicare il trattamento della radioembolizzazione per le neoplasie epatiche. Un sistema entrato ormai a regime grazie al lavoro di un’equipe multidisciplinare di sette medici dell’Azienda. Grazie alla radioembolizzazione i pazienti che necessitano di questo trattamento non saranno più costretti a lunghi viaggi verso altre regioni del centro e nord Italia, con la conseguente riduzione dei costi sia per le loro famiglie che per la stessa Regione Siciliana”.
EPATOCARCINOMA
L’incidenza europea è di 7 per 100.000 individui l’anno negli uomini e 2 per 100.000 nelle donne, pari a circa il 2% di tutti i tipi di tumore. I tumori primari del fegato (cioè quelli nati nell’organo e non provocati da cellule staccatesi da altri tumori e migrate fino al fegato, cosiddette “metastasi”) hanno per lo più inizio dalle cellule interne dell’organo, chiamate “epatociti”. In questo caso, si parla dicarcinoma epatocellulare o, più raramente, di epatoma; questi tumori tendono a diffondersi alle ossa e ai polmoni.
Più spesso, tuttavia, le neoplasie che colpiscono il fegato sono secondarie, cioè derivano da tumori che nascono altrove (per esempio nel colon, nella mammella o nel polmone). Il tumore del fegato è molto grave a causa del ruolo fondamentale dell’organo e dei suoi rapporti con gli altri organi addominali. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è molto bassa e si aggira attorno al 5%, anche perché la malattia viene molto spesso scoperta quando è già estesa, non dando alcun sintomo nelle fasi iniziali.
Il tumore del fegato è complesso da curare e può essere affrontato in diversi modi e da diversi specialisti. Per questo è importante che il malato venga informato correttamente, che sia parte attiva nelle decisioni che lo riguardano, e che si rivolga a centri di provata esperienza e con ampia casistica. Gli interventi terapeutici dipendono dal numero di masse tumorali presenti, dalla loro posizione, dal loro volume e dal fatto che abbiano o meno iniziato a diffondersi anche al di fuori dell’organo; inoltre lo stato di salute del paziente gioca un ruolo molto importante nelle decisioni.
In generale, gli interventi possono essere classificati in base alla gravità del tumore: 1) tumore localizzato e operabile; 2) tumore localizzato non operabile, per cui vengono previsti diverse procedure come: a) termo ablazione; b) iniezione percutanea di etanolo; c) criochirurgia o utilizzo di micro-onde; d) infusione di chemioterapici nell’arteria epatica; e) chemio-embolizzazione; f) radioembolizzazione (radioterapia miniaturizzata); g) trapianto; h) sorafenib per il tumore in stadio avanzato.