Viaggio nel pianeta di una malattia “misconosciuta”, la broncopneumopatia cronica ostruttiva
Ogni anno nel mondo muoiono 3 milioni e 280mila persone a causa della BPCO, una malattia destinata a diventare nel 2030 la terza causa di morte e ancor prima (2020) la quinta in termini di disabilità e qualità della vita (dati OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità).
Ecco perché la BPCO non è semplicemente la “tosse del fumatore”, ma è una delle principali cause di morbilità e mortalità. Basti pensare che è stato calcolato come nei prossimi dieci anni le morti per BPCO aumenteranno del 30% qualora non vengano adottate misure preventive per ridurre i fattori di rischio alla base della malattia, fumo di sigaretta in primis.
La situazione in Italia non è che vada meglio, anzi: le malattie dell’apparato respiratorio rappresentano infatti la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. La BPCO in particolare è causa di circa il 55% delle morti per malattie respiratorie croniche. Si tratta però di un dato sottostimato poiché, nonostante la BPCO sia una delle cause principali di decesso, è più probabile che venga indicata come concausa di morte oppure omessa del tutto nel certificato di morte.
“I malati di BPCO – dichiara Francesco Blasi, Professore ordinario Malattie Respiratorie, Università di Milano – sono di più rispetto a quelli acclarati. Secondo le ultime stime infatti il 60% delle persone affette da BPCO non sa di esserlo e quindi, siccome parliamo di malati che rappresentano circa il 3% della popolazione, ecco che quelli effettivi sono quasi il 9%. Il problema nasce dalla principale causa delle malattie respiratorie, il fumo, che “nasconde” attraverso sintomi generici, quali tosse e catarro, tante altre patologie”.
Da qui la necessità di portare all’attenzione dell’opinione pubblica una malattia cronica e degenerativa “misconosciuta” – nota solo al 14% degli italiani – nonché di potenziare e migliorare gli interventi di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie respiratorie, implementando anche progetti di medicina di iniziativa, capaci di superare le diseguaglianze nell’accesso alle cure, prolungare l’aspettativa di vita, ma anche ottimizzare i costi della assistenza.
“Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), se la riconosci la curi meglio. Viaggio nel pianeta di una malattia ‘misconosciuta” è un progetto editoriale (edito da Galileo Servizi Editoriali e realizzato con il supporto di Chiesi Farmaceutici) che ha raccolto testimonianze di pazienti, novità medico-scientifiche, analisi farmaco-economiche, propositi ed esperienze di intervento e gestione al fine di favorire un dibattito serio e approfondito su questa patologia molto diffusa e ad alto impatto, non solo a livello clinico ma anche socioeconomico.
Le limitazioni
per un malato di BPCO non sono cosa di poco conto. In termini di impatto della BPCO sulla vita, da una ricerca canadese è emerso che circa 7 pazienti su 10 con dispnea severa e moderata hanno riportato notevoli limitazioni nello svolgimento di attività ricreative e sportive, oltre che nelle normali attività quotidiane (gestione della casa, rapporti sociali e familiari, attività sessuale e riposo notturno). Minore l’impatto per i pazienti con sintomi meno gravi: solo 3 su 10 hanno riportato difficoltà.
Ovviamente non è tutta colpa di diagnosi tardive o sottostimate, in quanto quando parliamo di corretta gestione delle terapie dobbiamo far riferimento anche all’aderenza alle stesse da parte dei pazienti. Nelle malattie respiratorie, in particolare nella BPCO, l’aderenza tende ad essere purtroppo non elevata, o comunque minore di quanto si registra comunemente in patologie come l’infezione da HIV o il cancro, e solo tendenzialmente migliore rispetto ad altre patologie croniche di grande diffusione come il diabete.
Sempre i numeri ci dimostrano quanto il tema dell’aderenza al trattamento con i farmaci per i disturbi respiratori sia importante. Nel caso dei soggetti con BPCO l’assunzione in modo continuativo della terapia inalatoria da parte dei pazienti tende ad essere infatti inferiore al 30%. Le basse quote di aderenza possono essere imputate a diversi fattori: lo switch a una differente formulazione, la necessità di assumere un elevato numero di dosi giornaliere, la complessità del regime terapeutico, gli effetti collaterali, l’educazione del paziente, nonché la presenza di deficit motori o cognitivi. Gli errori più comuni riscontrati sono: il sottoutilizzo dei farmaci; l’adozione di una tecnica inalatoria inefficace.
“Abbiamo creato un tavolo di discussione e confronto – spiega Claudio Barnini, giornalista AGIR e autore della pubblicazione – attorno al quale tutti gli ‘attori’ della BPCO, – oltre 40, tra rappresentanti di Istituzioni, comunità accademica, società scientifiche e associazioni di pazienti e medici, giornalisti, ricercatori e nutrizionisti – potessero fornire in base alle proprie competenze specifiche un quadro di lettura chiaro e aggiornato del fenomeno dal punto di vista clinico, sociale ed economico-sanitario.”
“L’area delle malattie respiratorie è da sempre – sottolinea Raffaello Innocenti, Direttore generale della Divisione Farmaceutica Italia del Gruppo Chiesi – il fulcro dell’attività di ricerca e sviluppo di Chiesi Farmaceutici, che si concretizza non solo in soluzioni terapeutiche innovative, ma anche in progettualità di più ampio respiro che promuovono l’awareness su patologie invalidanti e ad alto impatto sulla qualità di vita e sui conti della sanità. Il caso della BPCO è emblematico perché la casistica è destinata ad aumentare a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e della diffusa abitudine al fumo. Auspichiamo che con questo libro si possa in parte colmare il gap informativo esistente sulla BPCO e fornire altresì uno strumento di lavoro che mette al centro il paziente, più che il mero dato economico-sanitario”.