Psoriasi genitale, il 75 per cento dei pazienti rinuncia all’attività sessuale
Il 75% dei soggetti con psoriasi genitale dice addio alla vita intima, l’80% riferisce un peggioramento dei sintomi dopo il rapporto e il 55% riporta una riduzione del desiderio sessuale a causa della malattia.
È la fotografia dell’impatto della localizzazione genitale della psoriasi presentata all’Annual Meeting dell’American Academy of Dermatology in corso a Orlando (FL), a cui si aggiunge un 80% delle persone affette che vede compromessa la propria esperienza con il partner e una uguale percentuale che riduce il numero dei rapporti proprio a causa di disagio, dolore, stress, vergogna.
Dalle interviste semi-strutturate emergono testimonianze di un vissuto personale piuttosto complesso: una donna riferisce di non essere sposata e di ritenere che non lo sarà mai a causa della malattia. Un’altra parla di come la malattia non abbia un impatto solo su se stessa, ma monopolizzi l’esistenza anche del partner.
I rapporti provocano bruciore, peggioramento delle placche, dolore che perdura per ore o giorni; la soluzione per questi pazienti, colpiti da forme moderate e gravi di psoriasi, è quella di evitare i rapporti. La psoriasi infatti influisce negativamente non solo sulla qualità di vita e l’autostima, ma anche sulla vita di relazione e la sessualità: quando la malattia colpisce anche i genitali le conseguenze possono essere devastanti.
Per ciò che attiene allo status sessuale, il 45% dei volontari che hanno risposto al questionario ha riferito di essere attivo, il 45% non attivo, con un 10% che non ha risposto. Ma, oltre alla quantità dei rapporti, l’indagine ha indagato anche la loro qualità in termini di soddisfazione: la presenza di placche a livello genitale provoca un cambiamento sostanziale nella vita intima, il 50% del campione ne sperimenta un peggioramento molto o abbastanza marcato.
La localizzazione genitale della malattia produce effetti negativi anche su umore ed emozioni secondo il 90% dei pazienti, mentre il 70% limita le attività fisiche o quotidiane e il 60% rinuncia ad attività ricreative e sociali (45%). Eppure meno del 50% di essi parla con il medico di questo aspetto: la localizzazione infatti è legata ad un senso di pudore e vergogna. È importante quindi che le terapie siano efficaci anche in questa zona del corpo.
Un’altra indagine, eseguita con la somministrazione di un questionario ad un gruppo di pazienti affetti da psoriasi da alcuni anni, ha indagato quale fossero i segni più fastidiosi e invalidanti: il 100% ha indicato prurito e disagio (seguiti da rossore della parte e bruciore per il 95%)
“Servono farmaci efficaci anche per questa sede anatomica – ha dichiarato il professor Steven Nisticò, professore associato di dermatologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro- quelli che agiscono sulle interleuchine 17, come il nuovo anticorpo monoclonale ixekizumab, può rappresentare l’arma più efficace per la risoluzione totale o quasi totale delle placche. Dobbiamo pensare alla gravità della psoriasi, definendola non solo come percentuale del corpo coinvolta, e quindi estensione della malattia, ma anche come impatto emotivo e psicologico sulla qualità di vita dei pazienti”.