Disturbi alimentari, 7 italiani su 10 sono disinformati

Cibo e Salute

Conoscere la malattia, comprenderla e seguire la sua evoluzione con il supporto di professionisti. È questo il modo per un genitore di affrontare efficacemente la piaga dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) che ogni anno colpiscono circa 3 milioni di italiani, in gran parte adolescenti. Ma gli abitanti del Bel paese che rapporto hanno con queste malattie? Ben 7 italiani su 10 (69%) dichiarano di non conoscere i rischi dei DCA e di non sapere come affrontare queste malattie e di conseguenza non riescono ad essere sempre una risorsa nel processo di guarigione, mettendo così a rischio la salute dei propri figli. Infatti, secondo i dati diffusi di recente dal Ministero della Salute, negli ultimi anni l’età di insorgenza dei disturbi alimentari si è abbassata: è possibile vedere già bambini di 10-11 anni soffrire di anoressia, anche se non mancano insorgenze in età adulta. È importante che i genitori o i familiari di chi soffre di un disturbo alimentare abbiano degli strumenti a disposizione per aiutare meglio i propri figli. Vanno pertanto sostenuti, coinvolti e aiutati perché rappresentano una risorsa indispensabile nel programma terapeutico. Ma quali sono le principali problematiche che affrontano gli italiani davanti ai casi legati ai disturbi alimentari? La maggior parte dei genitori non sa distinguere un problema nutrizionale e da quello psicologico (68%) e di conseguenza non sa a chi rivolgersi per affrontare la malattia (57%).

È quanto emerge da un’indagine promossa da Nutrimente Onlus, associazione per la prevenzione e la conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare, in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla che vede l’associazione promotrice di 3 eventi a Milano dal 16 al 18 marzo. Un’indagine condotta su circa 2500 italiani tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni, realizzata con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) e su un panel di 30 esperti nel campo della psicologia attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate al capoluogo meneghino, per scoprire se gli italiani sono preparati in materia di disturbi alimentari.

“In un contesto sociale basato sulla performance e alte aspettative, in cui magrezza equivale a successo, non è facile, soprattutto per i genitori di un adolescente, far passare messaggi basati sull’accettazione di diverse corporeità e di una flessibilità anche nell’alimentazione” – afferma la psichiatra Sara Bertelli, presidente dell’Associazione Nutrimente Onlus – “Sarebbe utile per genitori, nel momento in cui si rendono conto della sofferenza che stanno vivendo i propri figli, chiedere aiuto il prima possibile a specialisti esperti. Nel caso in cui il figlio/a non sia disponibile ad andare da uno specialista o in una struttura, possono cercare di dare loro per primi supporto, in modo da aiutare il figlio/a ad esprimere il proprio disagio allo specialista competente”.

Premettendo che i disturbi alimentari sono il risultato di una serie di fattori interni ed esterni alla persona, di tipo biologico, culturale, di personalità e relazionale, il team di esperti di Nutrimente Onlus, ha identificato alcuni stili relazionali, nel rapporto genitori figli che potrebbero influenzare il problema. Ma quali sono i comportamenti a rischio che potrebbero commettere i genitori in queste situazioni?  Secondo il 33% degli esperti, quando i genitori sono oppressi da difficoltà personali, il rischio è che i figli sentano le loro difficoltà lasciate in secondo piano. Questo può provocare problemi tra gli adolescenti, che possono sentirsi abbandonati e messi da parte. Un altro comportamento a rischio è quello di mettere a confronto un ragazzo affetto da DCA con altre persone o addirittura con i fratelli (29%), mettendolo così in seria difficoltà. Non è utile nemmeno, da parte di genitori e parenti, dare troppo peso all’aspetto fisico (27%), mettendo ripetutamente a disagio il ragazzo.

Quando i genitori capiscono che il figlio è affetto da disturbo alimentare iniziano a farsi una serie di domande che molte volte non trovano risposta. Come posso affrontare questa situazione? (53%), quali sono le strutture adeguate per affrontare queste problematiche? (51%), chi è la figura più adatta a cui rivolgermi? (45%), come mi devo comportare  con mia figlio/a? (41%). Per questo motivo l’Associazione Nutrimente Onlus ha deciso di lanciare nel 2016 il Teen Nutritional Help, lo sportello telefonico tutt’ora attivo, che permette alle famiglie di confrontarsi gratuitamente con esperti di psicologia e nutrizionisti, per affrontare al meglio la problematica dei disturbi alimentari.

Il Teen Nutritional Help è un servizio gratuito, che nasce con l’intenzione di aiutare soprattutto i genitori dei ragazzi colpiti da disturbi alimentari ad affrontare la problematica nel modo più corretto  – continua la dott.ssa Sara Bertelli – “Numerosi studi che riguardano questo disturbo mettono in luce alcune caratteristiche familiari che possono contribuire alla loro insorgenza durante l’adolescenza. Entrambi i genitori, infatti, in epoca adolescenziale, sono chiamati a mantenere un sottile equilibrio fra cure affettuose e accettazione dell’autonomia. I genitori possono prendere contatto con i nostri professionisti scrivendo un’e-mail all’indirizzo: teenutrihelp@gmail.com o chiamando il numero di telefono: 333-5600344”.

5 CONSIGLI PER AFFRONTARE LA PROBLEMATICA DEI DISTURBI ALIMENTARI:

PORSI COME ESEMPIO DI RISPETTO VERSO SE STESSI

I genitori sono il primo modello a cui i figli si ispirano per quanto riguarda l’alimentazione, lo stile di vita, l’attività fisica ed anche dell’accettazione di loro stessi.

COMUNICARE

In famiglia è importante parlare di come si sta e di come ci si sente. Senza diventare “migliori amici dei propri figli” e conoscere tutto di loro, è possibile creare un clima di ascolto in cui esista un’apertura ad accogliere un disagio ed un’accettazione della persona.

PRESTARE ATTENZIONE AI CAMPANELLI D’ALLARME

Non sottovalutare i cambiamenti del proprio figlio; potrebbero derivare da problemi con amici, fasi adolescenziali, ma il cambiamento nell’alimentazione e nello stile di vita (chiusura) è un segnale d’allarme che dovrebbe condurre a rivolgersi agli esperti.

CERCARE DI NON PORRE TROPPA ATTENZIONE AL CORPO

Non fare commenti sul  proprio o altrui aspetto fisico in modo dispregiativo, non passare troppo tempo allo specchio o sulla bilancia. Evitare “fat talk”, ovvero commenti negativi su cibo e corpo.

CHIEDERE AIUTO

Rivolgersi a specialisti, anche se il figlio/a non vuole farsi curare, perché avere supporto da un esperto è fondamentale per evitare di aggravare la malattia.

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