Violenza negli ospedali, a Palermo nasce un protocollo
Palermo – Sarà presentato a Villa Magnisi, sede dell’Ordine dei medici di Palermo, lunedì 23 ottobre alle 12 un Protocollo di rilevazione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e sindrome da burnout correlata.
L’intesa, che ha avuto il via libera dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, presente in collegamento durante la conferenza stampa, sarà illustrata dal presidente dell’Omceo, Toti Amato, dal presidente dell’Associazione Scientifica Hospital & Clinical Risk Managers, Alberto Firenze, dal direttore generale del Policlinico universitario Paolo Giaccone, Fabrizio De Nicola e dal presidente del Collegio infermieri Ipasvi-Palermo, Franco Gargano.
Il protocollo darà il via ad un progetto realizzato in partnership tra l’ente capofila l’Associazione Scientifica Hospital & Clinical Risk Managers, l’Omceo e l’Azienda ospedaliera universitaria Paolo Giaccone, con la collaborazione di diverse Aziende sanitarie regionali. Obiettivo: arginare i continui atti di violenza subiti dai medici e da tutti i professionisti della sanità negli ospedali e nelle strutture territoriali, soprattutto nelle aree di emergenza, di continuità assistenziale e di prima accoglienza.
Saranno illustrate le linee programmatiche del progetto, dalle misure strutturali a quelle organizzative, fino alle azioni da mettere in campo per ridurre il rischio di comportamenti aggressivi e violenti. Che si sommano alle misure destinate alla formazione di tutti gli operatori sanitari e del management per l’acquisizione di competenze mirate in grado di valutare, prevenire e gestire sul nascere episodi sentinella che possono trasformarsi in violenza.
Il progetto nasce dall’analisi dei dati allarmanti sui gravi disagi che vivono ogni giorno medici e operatori durante l’esercizio della loro professione, confermati anche da una Raccomandazione ministeriale in cui si spiega l’evolversi di certe condotte aggressive: “Un comportamento violento – si legge – avviene spesso secondo una progressione che, partendo dall’uso di espressioni verbali aggressive, arriva fino a gesti estremi quali l’omicidio. La conoscenza di tale progressione può consentire al personale di comprendere quanto accade ed interrompere il corso degli eventi”.