GISE, continua il percorso innovativo. Dal presidente Musumeci al nuovo eletto Tarantini
di Maria Grazia Elfio
È stato caratterizzato dall’alleanza rafforzata con la casa madre europea cioè l’EAPCI ( Società Europea di Cardiologia Interventistica) e il PCR – con lo svolgimento, in contemporanea e nella stessa sede, del Corso Europeo di interventistica periferica PCR Peripheral – in linea con la gestione innovativa di questi due anni del presidente uscente, Giuseppe Musumeci il 38esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE) che si è da poco chiuso a Milano.
Parole d’ordine di questa edizione congressuale sono state: interazione, formazione, ampliamento ed inclusione nella Faculty dei più giovani, in direzione di una sempre più concreta progettualità finalizzata a favorire ulteriormente l’evoluzione della cardiologia interventistica attraverso la definizione di nuovi progetti scientifici, la diffusione e l’applicazione nella pratica clinica della medicina basata sull’evidenza.
“Come sede congressuale abbiamo scelto Milano – afferma Musumeci – perché si tratta di una città locomotiva della cardiologia interventistica, perfettamente in sintonia con l’edizione di quest’anno, che ha visto un’ampia partecipazione di circa 2300 iscritti, quando, invece, fino a due anni fa, non si superavano le 1700 presenze. Un congresso particolare sia per l’alto budget implicato, che per il supporto ricevuto dagli sponsor, oltre al suo carattere internazionale, avendo registrato la presenza dei più importanti cardiologi interventisti europei e statunitensi; aspetto quest’ultimo che ha esaltato la già consolidata sinergia con le attività scientifiche ed organizzative USA”. “La grande novità – precisa Giuseppe Musumeci – sono stati i lavori della prima giornata interamente in lingua inglese”.
Musumeci – che vanta un’ampia e consolidata esperienza nell’interventistica coronarica complessa e un’intensa attività clinica e di ricerca sull’utilizzo delle procedure innovative di imaging intracoronarico, in questi giorni balzato positivamente alle cronache anche da neo primario dell’Ospedale “Santa Croce e Carle di Cuneo”, per l’adozione, quale unica realtà cardiologica italiana ad oggi, del più avanzato protocollo per l’impiego dell’innovativo antiaggregante “Canglelor” passa la staffetta ad un nuovo direttivo. Sul punto commenta così gli anni della presidenza GISE: “ Il mio mandato si è svolto all’insegna del miglioramento e del rinnovamento. L’obiettivo è stato quello di portare in prima fila i migliori cardiologi interventisti: un progetto, un congresso e un programma dunque inclusivi, ma anche un’attenzione particolare ai media e ai nuovi social attraverso cui possiamo diffondere non solo i dati della nostra attività, ma contribuire ad innalzare la consapevolezza sulla prevenzione cardio-vascolare, accanto all’azione propositiva con cui abbiamo stimolato i decisori istituzionali su aspetti strategici per la tutela della salute della popolazione, tenuto conto delle esigenze di sostenibilità della spesa sanitaria”. Musumeci, che saluta così il nuovo direttivo: “Apporterà nuova energia”, conclude con un pensiero alla Sicilia delle sue origini, constatando con soddisfazione che “ la cardiologia interventistica e strutturale ha raggiunto un livello molto avanzato”.
Il nuovo presidente eletto GISE
Giuseppe Tarantini (476 voti), è direttore dell’U.O.S.D. di “Emodinamica e Cardiologia Interventistica”, Dipartimento Strutturale Cardio-Toraco-Vascolare, Azienda Ospedaliera di Padova. Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Cardiologiche, Toraciche e Vascolari, Università degli Studi di Padova. Membro dell’(EAPCI) e del “Council on Stroke” dell’ESC.
Tarantini si sofferma sull’esperienza italiana della TAVI (impianto valvolare aortico transcatetere): “L’Italia è tra i centri più importanti dal punto di vista dell’impianto: 75 TAVI circa per milione di abitanti, però con eterogeneità enorme di distribuzione nel contesto nazionale”. “Si registrano – aggiunge Tarantini– problematiche politiche, legate all’assenza di un apposito DRG e di un codice di codifica unico per la procedura. Il GISE sta lavorando insieme alle istituzioni per appianare questo divario, che costringe i pazienti a flussi migratori da una Regione all’altra per poter accedere a questo tipo di cure. L’altro aspetto è legato ai costi della valvola. Sul punto ci vuole un piano di politica sanitaria che valuti la sostenibilità, considerato, però, il minor rischio per i pazienti, che ci chiedono di non avere più il torace aperto, e il maggior comfort legato alla possibilità di impiantare in anestesia locale”. E conclude: “La Sicilia vede una situazione privilegiata ed è una regione fortunata: l’impianto TAVI per milione di abitanti, infatti, è quasi il più alto della media italiana”.