Minori stranieri non accompagnati
Quasi tutti i giorni si sente parlare di migranti, rifugiati, profughi, centri di accoglienza. Insieme a loro sui barconi che li portano dalla Libia in Italia ci sono molti bambini e adolescenti.
Spesso non viaggiano con i propri genitori o parenti. Proprio questo essere “soli” fa sì che, in base alle direttive internazionali e nazionali, non debbano essere considerati “migranti”, ma “minori stranieri non accompagnati” (unaccompanied minors). Per loro le norme vigenti (non ultima la legge 47/2017) prevedono diritti pari a quelli di cui godono i minori italiani e forme di accoglienza ben diverse da quelle riservate ai migranti. Anzi, con questi ultimi, i minori stranieri non accompagnati non dovrebbero avere praticamente alcun rapporto, né appena sbarcati né, dopo, nei centri di accoglienza. Invece, ma questo è solo il primo di una lunga serie di problemi che lasciano un segno sulla loro salute, il trattamento loro riservato non rispetta le regole. In Italia, in Grecia e in molti altri paesi. Stranamente, però, di tutto questo si parla poco. Ai problemi dei MSNA, minori stranieri non accompagnati il KIWANIS INTERNATIONAL Distretto Italia-S.Marino ha deciso di dedicare un service per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e trovare una soluzione a questo problema.
I minori stranieri non accompagnati sono definiti dal Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia come “minori separati da entrambi i genitori e da altri parenti, sotto la tutela di nessun adulto al quale, per legge o consuetudine, spetta tale responsabilità”. In Italia, secondo l’ultimo rapporto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che riporta i dati al 31 Marzo 2018, sono 13.838. Ma la cosa più sorprendente è che secondo lo stesso rapporto 4.254 di loro sono “irreperibili”. Quasi uno ogni tre! Un numero spaventoso, ma che non tiene conto dell’evoluzione del fenomeno. A farlo è stata la XVIII Relazione al Parlamento del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse relativa al secondo semestre 2017. Secondo il prefetto Mario Papa, ”Dall’analisi delle informazioni fornite dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, riferite al periodo 1° gennaio 1974 – 31 dicembre 2017”, “I minori stranieri scomparsi sono 38.049, 4.247 in più rispetto al 30 giugno 2017 (33.802), un aumento del 12,56 per cento”. Una cifra ancora più spaventosa. Ma della quale inspiegabilmente non si parla mai. Sembra quasi che a nessuno importi sapere che fine hanno fatto questi ragazzi. E nessuno si chiede perché sono scappati, dopo aver attraversato mezzo continente africano (molti di loro provengono da paesi come la Costa d’Avorio, la Somalia il Ghana), aver attraversato l’inferno della Libia e il Mar Mediterraneo ed essere giunti in Italia. Invece è fondamentale capire a quale livello di stress sono stati sottoposti questi adolescenti. Quali traumi hanno subito prima e durante il viaggio e, poi, dopo il loro arrivo in Italia. Numerosi gli studi scientifici hanno dimostrato il legame che intercorre tra l’esperienza migratoria e la salute psico-fisica dei migranti. Molti di loro provengono da zone di conflitto. A questo si aggiunge che il fatto stesso di “migrare” espone chi abbandona la propria casa a enormi sollecitazioni non solo fisiche, ma soprattutto psicologiche. La separazione dalla famiglia, il viaggio interminabile attraverso l’Africa, che arriva a durare anche un anno e durante il quale i minori vengono sottoposti a maltrattamenti di ogni genere, infine l’arrivo in Libia dove vengono trattati come schiavi o come delinquenti e passano dalle mani degli sfruttatori a quelle dei trasportatori. Ma non basta. Ad attendere quelli di loro che sopravvivono alle insidie della traversata del Mar Mediterraneo ci sono barriere linguistiche e culturali cui vanno incontro una volgono sbarcati e stipati in centri di prima accoglienza ben oltre i limiti previsti dalla legge. Anche la lunga permanenza in strutture di prima accoglienza (a volte quattro mesi, in alcuni casi addirittura otto, se non di più) lascia un segno.
Un recente studio riguardante i richiedenti asilo condotto da Medici senza Frontiere “Traumi Ignorati – Richiedenti asilo in Italia: un’indagine sul disagio mentale e l’accesso ai servizi sanitari territoriali”, riporta dati preoccupanti: su 387 soggetti analizzati (tra minori e migranti), ben 234 (ovvero il 60,5 per cento) mostravano problemi di salute mentale. Molti soggetti presentavano disturbi compatibili con shock postraumatici o PTSD, ansia (27 per cento) o depressione (19 per cento). L’87 per cento di loro ha dichiarato di soffrire per le difficoltà legate alle condizioni di vita attuali, tra cui la mancanza di attività quotidiane o la paura per il futuro. Tutti fattori che non di rado raggiungono livelli critici che si trasformano in disturbi psicologici più gravi e ansia. Una situazione aggravata dai lunghi tempi di attesa. In Italia, sono stati rilevati casi in cui la comprensione limitata delle procedure e le poche informazioni diffuse attraverso canali ufficiali hanno portato i minori a cercare di fuggire. E diventare “irreperibili”.
Così facendo, quella di migrare, lungi dall’essere una soluzione, diventa causa di problemi ancora maggiori. Spesso i minori stranieri che fuggono dai centri di accoglienza diventano vittime di sfruttamento minorile, rimangono aggrovigliati nella rete della malavita organizzata o della prostituzione. Diversa la situazione per le ragazze. Testimonianze raccolte da Save the Children hanno dimostrato lo stato di schiavitù fisico/psicologica cui sono sottoposte le ragazze nigeriane, prima durante il viaggio, poi in Libia quindi in Italia. Proprio qui dove l’arrivo sull’altra sponda del Mediterraneo dovrebbe segnare la fine di un incubo. Invece, per molte di loro non è così: molte di loro diventano vittime del racket della prostituzione.
Per molti di loro l’unica speranza è fuggire. Dove non si sa: il trattamento riservato ai minori stranieri negli altri paesi europei (come la Francia o la Grecia o la Spagna) è ben diverso da quello che ricevono in Italia. Oltre confine, invece, spesso vengono trattati come “migranti” e irregolari (quanto avvenuto a Gibilterra o a Calais qualche mese fa e a Bardonecchia, solo poche settimane fa, lo dimostra). Al contrario da noi sono tutelati e la legge introdotta lo scorso anno, la 47/2017, sta finalmente andando a pieno regime. Ma gli sforzi fatti dalle autorità, dai Tribunali dei Minorenni e dai Garanti dell’infanzia non bastano. Per risolvere il problema dei minori stranieri non accompagnati serve la collaborazione attiva di tutti i soggetti presenti sul territorio. Per questo il prossimo 9 Giugno il KIWANIS INTERNATIONAL presenterà ufficialmente presso la Sala Mattarella dell’Assemblea Regionale Siciliana un rapporto dal titolo I Minori Stranieri Non Accompagnati e la Legge 47/2017 nel quale diversi esperti hanno analizzato molte delle mille sfaccettature di questo fenomeno. Scopo dell’iniziativa, tra l’altro, far prendere coscienza a quante più persone possibile della situazione di disagio fisico, ma soprattutto psicologico, in cui vivono molti degli adolescenti che arrivano in Italia. Ed evitare che il numero degli “irreperibili” continui a crescere nell’indifferenza totale.
C.Alessandro Mauceri
Kiwanis