Cuore, diventa rimborsabile nuovo farmaco antitrombotico
Ha ottenuto, in questi giorni, la rimborsabilità da parte del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) in fascia ospedaliera (H) l’antiaggregante endovenoso con un meccanismo d’azione unico, che ha dimostrato di ridurre gli eventi trombotici, rispetto alla terapia orale standard, nei pazienti con cardiopatia ischemica sottoposti ad angioplastica coronarica.
“Questa terapia endovenosa, che utilizza un inibitore del recettore P2Y12, rappresenta una delle più importanti novità in termini di trattamento antitrombotico durante l’angioplastica coronarica”, dichiara Giuseppe Musumeci, direttore Struttura Complessa di Cardiologia dell’Azienda ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo e past-president della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE). “Il vantaggio principale di cangrelor rispetto agli antiaggreganti orali, è l’on-off immediato: il farmaco agisce subito all’inizio dell’infusione, inibendo l’aggregazione piastrinica, e altrettanto rapidamente è possibile ‘spegnerne’ l’azione interrompendo la somministrazione. Grazie a un’emivita di 3-6 minuti, la funzione piastrinica torna normale in un’ora, a beneficio della sicurezza del paziente, soprattutto in quelle situazioni cliniche in cui c’è bisogno di sospendere tempestivamente l’effetto antiaggregante, come nel caso di complicanze emorragiche”, aggiunge Musumeci.
Ogni anno in Italia, per rivascolarizzare coronarie compromesse, si effettuano oltre 150.000 angioplastiche. L’angioplastica coronarica necessita di una farmacoterapia di supporto ben standardizzata dalle linee guida internazionali. Tale farmacoterapia prevede, tra l’altro, l’impiego di un farmaco antiaggregante, che agisce bloccando il recettore P2Y. Questi farmaci sono però somministrati per via orale e hanno, di conseguenza, un assorbimento lento e irregolare che può essere ulteriormente compromesso da vari fattori, come ad esempio uno stato di collasso, il vomito o anche la morfina, somministrata per contrastare il violento dolore che si associa all’infarto miocardico.
L’efficacia e la sicurezza di cangrelor sono stati valutati nello studio clinico di fase III “CHAMPION PHOENIX”, in confronto alla terapia standard orale. I risultati dello studio mostrano che l’infusione continua di cangrelor riduce del 22% il tasso degli eventi ischemici (obiettivo principale dello studio) e, in particolare, del 20% il rischio di infarto del miocardio a 48 ore dall’intervento di angioplastica e del 38% il rischio di trombosi da stent, evitando un aumento significativo dei sanguinamenti gravi.
“La disponibilità di cangrelor rappresenta un traguardo importante nell’ottimizzazione del trattamento di questi pazienti, in un ambito, quello delle malattie cardiovascolari, che sono ancora oggi la prima causa di morte in tutto il mondo. Siamo orgogliosi di aver messo a disposizione dei pazienti un farmaco che riduce il rischio di eventi gravi come l’infarto”, dichiara Raffaello Innocenti, Direttore Generale di Chiesi Italia.