Emergenza Urgenza, concluso il congresso regionale SIMEU. Il consuntivo
Messina – Sono circa 2700 i medici che mancano nei Pronto Soccorso in Italia e siamo lontani dalla media europea dei posti letto per acuti.
Un dato questo che è emerso dal 3° Meeting delle Giornate dello Stretto- XV congresso regionale SIMEU (Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza), che si è appena concluso. Al centro della due giorni, che si è svolta presso il Centro congressi del Policlinico Universitario di Messina, le problematiche dell’emergenza- urgenza, dalle reti tempo-dipendenti, al 118, allo stato dei Pronto Soccorso. Sul punto Antonio Giovanni Versace, presidente SIMEU Sicilia, componente del “Gruppo di supporto dell’assessore regionale alla Salute per il coordinamento unico per l’emergenza sanitaria” e Clemente Giuffrida, coordinatore per le Regioni del Consiglio Nazionale SIMEU e Direttore “Medicina e Chirurgia D’Accettazione e D’urgenza” IRCCS Piemonte, rispettivamente anche presidente e direttore scientifico del Congresso, affermano: “È emerso ancora una volta come le difficoltà organizzative principalmente siano determinate dal fenomeno di cosiddetto over- crowding, sovraffollamento nei Pronto Soccorso, dettato oltre che, dalle carenze organiche, dal taglio di circa 70 mila posti letto negli ultimi dieci anni, che ha reso la situazione intollerabile. Sul primo profilo si evidenzia come in Italia ci siano circa 5800 medici di PS, quando a pieno regime la quota minima dovrebbe essere di 8500, dunque ne occorrono per arrivare a questo standard almeno 2700 (quota comprensiva anche degli attuali 1500 precari che non possono assicurare la continuità di servizio non essendo stabili). Sul secondo aspetto, invece, si rileva che il nostro Paese è lontano dalla media europea dei posti letto per acuti, il cui valore è di circa 5,2 posti letto ogni mille abitanti, mentre in Italia viaggiano ad una media di 3 posti letto ogni mille abitanti e in alcune Regioni addirittura siamo sotto ( 2, 3 /2,5 per mille). Il problema è dunque è di respiro nazionale”.
“Inoltre – continuano Versace e Giuffrida – va compreso che il pronto soccorso ricevendo per il 70-80% pazienti affetti da patologie di pertinenza medica, non assolve soltanto alla mission di accettazione e d’urgenza, ma si traduce in attività di reparto finendo con il dover gestire quei pazienti che non trovano allocazione altrove. In Sicilia negli oltre 60 pronto soccorsi dell’Isola complessivamente sono, in media, circa 2500 i pazienti che ogni anno sostano in PS per un tempo che va dalle 24 alle 60 ore”. È emerso complessivamente che a Messina e provincia entrambe le reti Ima e Stroke si attestano funzionanti a pieno regime, ma nel resto della regione tra le due si registra un gap importante. Rete IMA /STEMI (Infarto Miocardico Acuto/con sopraslivellamento tratto ST) ha raggiunto una stratificazione abbastanza omogenea e risultati di tutto rispetto: 19 emodinamiche (solo quelle pubbliche) tutte a regime H 24 – eccetto Patti di più recente attivazione e pertanto ancora H12 – in linea con il “golden hour” secondo cui intervenendo nella prima ora e comunque entro le prime 2 ore, si possono assicurare i migliori risultati nella terapia di riperfusione miocardica, cioè la PTCA (Percutaneous Transluminal Coronary Angioplasty), considerata oggi il trattamento di prima scelta nell’infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI). La mortalità per infarto nel 2015 nella nostra regione è scesa al di sotto della media nazionale grazie alla rete IMA/STEMI. Secondo i dati del Registro Gise (Società Italiana di Cardiologia Interventistica), al 2016, il numero di PCI (angioplastica primaria ovvero in corso infarto del miocardio) registra un totale di 3307 procedure nella regione.
La Rete Ictus/Stroke, invece, non funziona in modo omogeneo sul territorio regionale. “La rete dell’Ictus – afferma Marcello Longo, direttore dell’UOC di Neuroradiologia Interventistica del Policlinico Universitario G. Martino di Messina – esiste, ma se un paziente ha uno stroke a Messina, invece che altrove ha più possibilità di recupero: noi siamo l’unico centro Hub con Neuroradiologia h 24 e questo è un aspetto fondamentale, se consideriamo che il fattore tempo rappresenta un elemento determinante per la qualità e l’esito delle cure nell’Ictus, come nelle altre reti tempo- dipendenti e, soprattutto, determina la sopravvivenza del paziente in presenza di condizioni ad elevato rischio di mortalità”.
“Un problema che va risolto considerato che, nel paziente con ictus ischemico acuto, le linee guida suggeriscono che si debba praticare in prima istanza, ove vi siano le condizioni, la trombolisi farmacologica sistemica per via endovenosa, entro le prime 4 ore e mezza dall’inizio dei sintomi. Essa può essere effettuata sia nelle stroke unit di primo livello (Spoke) che in quelle di secondo livello (Hub), ma superato tale lasso di tempo o, nel caso che sia occluso un grosso vaso, è indicata la trombectomia meccanica, entro le 6 ore dall’insorgenza dei sintomi e per questo ci vuole un centro HUB, che per qualificarsi tale deve avere una Neuroradiologia H 24”.
Il bilancio del 118 (al 2017) è tracciato dal direttore della centrale operativa Domenico Runci: “In atto disponiamo di 27 ambulanze medicalizzate, 9 ambulanze con autista soccorritore e un elicottero. Copriamo Messina e provincia e Isole Eolie; il 40% dei pazienti viene trattato al domicilio (circa 23.500 su un totale di 63 mila interventi). Per le reti tempo- dipendenti: abbiamo registrato per la rete neurologica (847 pazienti di cui 180 Stroke) e per la rete IMA oltre 1000/anno”. “È importante segnalare – conclude – che il sistema dell’emergenza/urgenza improntato sul numero unico 112 centralizzato è già attivo dal 2017 in Sicilia orientale ed oltre a filtrare tutta una serie di situazioni che intasano in modo inappropriato le centrali operative consente anche al cittadino extracomunitario di poter comunicare in caso di necessità sussistendo in corso chiamata la traduzione simultanea in qualsiasi lingua”.
All’inaugurazione dei lavori congressuali era presente Ferdinando Croce capo della segreteria tecnica dell’assessorato alla Salute. Il dibattito sulle città cardio-protette, attraverso la diffusione dei defibrillatori – moderato dalla giornalista Marina Bottari – ha visto la partecipazione di Vincenzo Natale, presidente SIMEU Calabria e direttore Dipartimento Emergenza- Urgenza ASP di Vibo Valentia, uno dei promotori del progetto “Due mani sul torace”, per la diffusione a partire dalla Scuola media delle nozioni di primo soccorso, che poi è diventato Legge nel 2015 e di Scipione Carerj, associato di Malattie Cardiovascolari dell’Università di Messina che si è soffermato sui dati preoccupanti della morte cardiaca improvvisa (MCI) in Italia soprattutto tra gli sportivi: “150 i casi di MCI/anno tra gli atleti e 1000/anno tra persone che praticano sport a livello dilettantistico: un’urgenza pubblica se paragoniamo i numeri ai circa 650 decessi/anno per AIDS ed ai 3.300 decessi /anno per incidenti stradali. Spesso si intraprendono attività sportive senza alcuna prevenzione e sono tanti i campi di calcio amatoriali dove ancora non c’è un defibrillatore a bordo campo”. Sulla rete IMA in Sicilia Carerj ha aggiunto: “Nella nostra provincia, grazie anche alla tempestività con cui il 118 ci trasferisce, quale centro HUB, i pazienti affetti da infarto miocardico acuto, la rete funziona. Per noi il tempo è muscolo. Prima si agisce prima è possibile non solo salvare il paziente, ma ottenere migliori esiti nella terapia di riperfusione miocardica per la sua qualità di vita futura”.
I numeri dell’infarto miocardico a Messina e provincia
“La prevalenza dell’infarto – afferma il prof. Giuseppe Andò, cardiologo emodinamista dell’Ateneo messinese -è in riduzione come nel resto d’Italia ed il calcolo su pazienti residenti (al 2016) registra 615 Infarti/ STEMI/anno (pari a 942 STEMI/anno/milione di abitanti). Incrociando i numeri del Ministero con quelli della società scientifica GISE, il trattamento degli infarti STEMI complessivamente nelle tre emodinamiche di Messina (Policlinico, Papardo e Taormina) ha visto un totale di 435 angioplastiche primarie, dunque circa il 71% per cento dei pazienti Ima/ Stemi residenti nella città dello Stretto e nella sua provincia hanno ricevuto l’angioplastica primaria nella propria provincia di residenza, entro un tempo di circa 12 ore. Infatti, il paziente in via ottimale andrebbe riperfuso con la PCI entro le 12 ore dall’inizio dei sintomi, come risposta di sistema su tutto il territorio. Gli sforzi degli addetti ai lavori sono tuttavia diretti a poter ottenere una riperfusione, come indicano le linee guida europee, entro 120 minuti dal primo contatto medico come risposta sul singolo paziente, tempo che scatta al momento della acquisizione dell’ECG”.
INFARTO N- STEMI
“È necessario – ha sottolineato Marco Cerrito, cardiologo emodinamista dell’ospedale Papardo – non trascurare neppure l’infarto N-STEMI” che può essere rilevato pure incidentalmente e a volte può presentare una sintomatologia aspecifica (anche assenza di dolore toracico) e, pertanto, anche sfuggire in assenza di una curva di apprendimento allenata. In particolari condizioni, anche tale infarto può richiedere la necessità di eseguire la coronarografia in tempi rapidi. Tutt’ora questa tipologia d’infarto, che rappresenta una grossa fetta dei pazienti coronaropatici, poiché non sempre viene stadiata in maniera corretta, non permette al paziente di accedere alla rivascolarizzazione secondo i tempi dettati dalle linee guida.
Innovazioni tecnologiche per il paziente con infarto miocardico
Ad illustrare le novità tecnologiche per la protezione delle aritmie frequenti nella fase pre e post riperfusione del paziente con infarto miocardico è stato Pasquale Crea, cardiologo aritmologo del Policlinico di Messina, soffermandosi sulcosiddetto “Life Vest”: un device di ultima generazione che rappresenta un sistema di prevenzione temporaneo, nei 2 mesi successivi all’intervento. Si tratta di un giubbotto che viene indossato dal paziente vulnerabile post-infarto, ovvero che ha indicazione in quanto è ad alto rischio di fibrillazione ventricolare post rivascolarizzazione ma non ha, però, nell’immediato l’indicazione ad un impianto di defibrillazione definitivo, garantendogli una protezione completa dalle aritmie. Al momento può essere affittato dalle aziende a costi moderatamente alti, ammortizzati però, dal fatto che nel breve periodo evita lo spreco di un impianto definitivo e consente una contrazione dei tempi di degenza e/o evita di trasferire il paziente in una riabilitazione dove dovrebbe essere costantemente monitorato con relativi costi, proteggendolo comunque al domicilio da morte cardiaca improvvisa. Introdotto da due/ tre anni e entrato in Linee Guida ESC da circa 1 anno. A Messina ne sono stati impianti 5 ad oggi considerata l’indicazione limitata.