Carenza degli organici nelle emodinamiche siciliane. Le iniziative del GISE
di Maria Grazia Elfio
Il volume di attività delle emodinamiche siciliane è in costante crescita e nel corso degli anni la rete per il trattamento dell’infarto miocardico acuto (IMA), che vede protagoniste le terapie di riperfusione precoci, la PTCA (Percutaneous Transluminal Coronary Angioplasty), più comunemente nota come PCI (angioplastica primaria), considerata il trattamento di prima scelta in riferimento al dato epidemiologico di maggior interesse, cioè quello relativo all’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), da eseguirsi in laboratorio di emodinamica, ha condotto a una riduzione sostanziale della mortalità.
La PTCA o PCI è una metodica mini-invasiva che consente di dilatare le arterie che nutrono il cuore (arterie coronarie) nel caso esse siano totalmente o parzialmente occluse dalle placche aterosclerotiche, allo scopo di ripristinare in una determinata regione del muscolo cardiaco un adeguato flusso sanguigno evitando l’evoluzione negativa degli eventi clinici che caratterizzano l’ischemia miocardica (angina, infarto miocardico). Un intervento coronarico percutaneo si definisce riuscito quando si ottiene un successo angiografico in assenza di outcome avversi durante l’ospedalizzazione.
In letteratura si è dimostrato che più è precoce l’esecuzione della procedura nel paziente con IMA meno elevata è la mortalità a breve termine; perciò l’angioplastica eseguita in corso (STEMI) è una procedura tempo-dipendente. Il Decreto sulla Rete IMA in Sicilia, risalente al giugno 2011, consente ai pazienti di accedere direttamente in sala di Emodinamica: ciò ha fatto sì che nella nostra regione, nel 2015, la mortalità a 30 giorni dall’infarto miocardico acuto si sia ridotta al di sotto della media nazionale, ma nonostante i progressi ottenuti – anche in considerazione dell’aumento del carico di lavoro, determinato dai nuovi tipi di intervento oggi eseguibili in emodimanica, cosiddetti strutturali, accanto all’assorbimento della normativa europea sui turni di lavoro – appare di fatto inadeguata la previsione del Decreto, laddove indica in 4 il numero minimo di emodinamisti “dedicati”. L’assenza di un parametro codificato per gli organici che, nonostante l’assimilabilità alla rete dell’emergenza-urgenza, si basa ancora sul numero di posti letto disponibili in reparto, richiede interventi tempestivi.
“L’emodinamica siciliana – afferma il delegato regionale GISE, Gaetano Satullo – ha avuto uno sviluppo importante sia sotto il profilo della qualità degli operatori e delle strutture, che su quello della quantità, in riferimento al numero di laboratori di emodinamica, oggi omogeneamente distribuiti sul territorio e tutti h 24: questo è fondamentale, perché la rete dell’infarto è tempo dipendente, cioè occorre intervenire entro 90 minuti dal primo contatto medico”. “Il GISE – continua Satullo – ha fatto molti sforzi per sensibilizzare i decisori istituzionali circa il problema del mancato adeguamento degli organici in Sicilia, infatti, nel 2016 abbiamo presentato alla VI Commissione dell’ARS un documento sulla carenza di personale in emodinamica, considerato che, gli standard minimi sulla struttura dei laboratori, circa il numero di emodinamisti dedicati, prescritti dalle linee guida GISE e dal Decreto del 2011, risultano ancora disattesi”. “Un tema delicato – conclude Satullo – se si pensa che la pronta reperibilità dei cardiologi interventisti, nel caso di acuti, è determinante per la sopravvivenza della popolazione. Si stima che in Sicilia ad oggi manchino circa 30/40 emodinamisti”. Tra le novità positive della nostra regione, il delegato regionale GISE segnala la recente attivazione (da circa 2 mesi e pertanto l’unica non ancora h. 24) dell’Emodinamica di Patti ed evidenzia come “questa colmi la più lunga distanza che fino a oggi occorreva per trasportare il paziente con infarto a Cefalù o a Messina. Un dato di rilevanza notevole visto che proprio nella zona nebroidea si registra il più alto tasso di mortalità per infarto”.