Bando Aifa, 2° posto al progetto di ricerca dell’Università di Messina sull’acromegalia

Piccole dosi

Messina – “Identificazione e validazione di biomarcatori predittivi di risposta farmacologica nei pazienti con acromegalia”. È questo il progetto di ricerca dell’Università di Messina che si è classificato al 2° posto – dopo quello sulla distrofia muscolare presentato dall’Università di Pisa – nella graduatoria dei 368 progetti che hanno partecipato al Bando AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) 2017, e di cui sono stati finanziati i primi 12 per un importo complessivo di quasi 8 milioni di euro.

“L’acromegalia – afferma Salvatore Cannavò, ordinario di Endocrinologia dell’Università di Messina e responsabile dell’UOC di Endocrinologia dell’AOU Policlinico G. Martino – è una malattia rara, causata da una iperproduzione di ormone della crescita da parte di un adenoma ipofisario, ovvero un tipo di tumore endocrino benigno che ha la capacità di produrre ormoni. Essa determina gravi conseguenze a carico di molti organi e apparati del corpo umano, i cui sintomi non sono facili da inquadrare, per cui spesso si arriva alla diagnosi dopo diversi anni”.

Lo scopo dello studio – continua Cannavò – è l’individuazione, attraverso il prelievo ematico, di molecole di origine genetica presenti nel sangue (biomarcatori) capaci di predire la risposta alle terapie mediche correntemente utilizzate per la cura della malattia e migliorare, dunque, la prognosi terapeutica. Questo progetto, pertanto, qualifica ulteriormente il percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (PDTA) per il paziente con tumore ipofisario, già realizzato dalla nostra azienda ospedaliera e che ha recentemente ottenuto il riconoscimento di certificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2015 dall’Ente di qualificazione internazionale Bureau Veritas”.

L’iter di valutazione del progetto è stato condotto mediante un sistema di revisione indipendente internazionale che ha verificato la rilevanza scientifica, il livello di innovatività, la metodologia e il disegno di studio, la produzione scientifica dello sperimentatore principale e l’adeguatezza dei centri sperimentali, nonché il potenziale impatto del progetto sul Servizio Sanitario Nazionale e la congruità del budget richiesto.

Allo studio – coordinato dal prof. Cannavò – collaboreranno altri gruppi di ricerca endocrinologica delle Università di Padova e Torino, dell’Ospedale San Raffaele di Milano e del Policlinico Gemelli di Roma

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