Covid19. Dagli epidemiologi le proposte per la fase 2
Confrontare indicatori appropriati sulla forza e sulla gravità dell’epidemia con la capacità del sistema di effettuare diagnosi, identificazione e isolamento dei contatti ed erogare assistenza ai malati.
È quello che propongono gli epidemiologi italiani “per supportare le decisioni di allentamento controllato e diversificato sul territorio delle misure di lockdown. Inoltre, – scrivono in una nota – serve l’adesione ad uno stesso metodo di descrizione dell’epidemia al fine di facilitare la raccolta delle informazioni e la costruzione di un quadro immediatamente leggibile per ogni Regione”.
Dopo un primo intervento del 10 aprile scorso – in cui indicavano la necessità che la riapertura fosse condizionata alla capacità di risposta di ogni singola area geografica per limitare la circolazione virale e contenere ulteriori diffusioni epidemiche – gli epidemiologi dell’AIE hanno adesso puntualizzato in un nuovo corposo documento di dettaglio i punti cruciali per la gestione della fase 2 dell’emergenza Coronavirus, così riassunti:
- Intervento selettivo e tempestivo sui nuovi casi e sui loro contatti per bloccare le catene di contagio attraverso il contact tracing e la sorveglianza attiva sul territorio.
- Costruzione di un sistema di indicatori a livello regionale per verificare se i livelli di diffusione del contagio siano compatibili con la ripresa e se il sistema di sanità pubblica è in grado di controllarne gli effetti nelle situazioni locali.
- Superamento delle criticità relative alle fonti informative sull’andamento dell’epidemia e della loro accessibilità nell’ambito del SSN.
- Uso dei sistemi informativi sanitari correnti per la pianificazione di valutazioni epidemiologiche sull’impatto diretto e indiretto dell’epidemia di COVID-19 sulla salute della popolazione e sull’equità delle cure.
- Cautela nel ricorso ai test sierologici, escludendone l’uso a fini diagnostici individuali o per “certificati di immunità”, dato che non c’è consenso circa il tipo di anticorpi che vengono identificati dai diversi test, né sulla loro capacità di svolgere un ruolo protettivo dall’infezione virale.
- Follow-up della popolazione di pazienti che hanno manifestato forme clinicamente rilevanti della malattia e che hanno avuto necessità di trattamenti, in ambiente ospedaliero o domiciliare.