Effettuato a Brescia l’impianto di un nuovo defibrillatore ventricolare

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Effettuato a Brescia il primo impianto in Italia di un nuovo defibrillatore biventricolare, impiantabile sottocute. Serve per curare lo scompenso cardiaco ed è compatibile con la risonanza magnetica in tutto il corpo.

Ad eseguire l’intervento con questa nuova tecnologia, realizzata da Medtronic, è stato il professore Antonio Curnis, Direttore dell’Aritmologia degli Spedali Civili di Brescia.

Curnis“Abbiamo effettuato con successo l’impianto di questo nuovo defibrillatore biventricolare – ha sottolineato Curnis – in un paziente maschio di 74 anni con cardiopatia dilatativa. Nonostante i dispositivi cardiaci impiantabili siano sempre meno invasivi e di facile applicazione, esiste ancora una percentuale di pazienti non responders, ovvero che non riescono a  beneficiare appieno della terapia con defibrillatore biventricolare. Fino ad oggi il medico doveva ricercare con difficoltà la causa di questa mancata risposta clinica modificando manualmente i diversi parametri del dispositivo impiantato. Con la tecnologia utilizzata oggi i parametri della stimolazione vengono invece adeguati automaticamente e costantemente sulla base delle condizioni del paziente”.

Di scompenso cardiaco, che è la condizione per cui il cuore non riesce a svolgere adeguatamente la propria funzione di pompa, determinando l’accumulo di liquidi a livello degli arti inferiori, dei polmoni e in altri tessuti, nel mondo ne soffrono più di 22 milioni di persone, con un’incidenza pari a 2 milioni di casi l’anno. Solo in Italia, i pazienti sono 747.000.

I pazienti affetti da questa patologia hanno un’aspettativa di vita molto compromessa se non opportunamente trattati. Lo scompenso cardiaco è responsabile del 1-2% della spesa totale per l’assistenza sanitaria. Questa spesa potrebbe essere ridotta grazie al nuovo sistema per la resincronizzazione cardiaca, da oggi disponibile e di possibile utilizzo in circa il 20% dei pazienti con scompenso cardiaco, che permette di aumentare la risposta alla terapia e quindi ridurre i costi diretti e indiretti dei pazienti.

La grande sfida che raccoglie questa innovazione tecnologica è, come definito nell’ Expert Consensus Statement on CRT EHRA/HRS (raccomandazioni internazionali sul trattamento dei pazienti affetti da scompenso cardiaco), massimizzare il numero di pazienti che beneficiano appieno dei vantaggi della terapia di resincronizzazione cardiaca.

La seconda novità risiede nel fatto che i pazienti impiantati, benché portatori di un dispositivo medico impiantabile, potranno sottoporsi, se necessario, all’esame di risonanza magnetica su tutti i distretti del corpo, anche con nuova tecnologia di campo magnetico a 3 Tesla per ambiti diagnostici complessi. Tale possibilità era, fino ad oggi, preclusa ai portatori di defibrillatore impiantabile biventricolare.

Lunati“Si stima -afferma Maurizio Lunati, Direttore della Cardiologia 3 Elettrostimolazione dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano, dove a breve è previsto l’impianto del nuovo dispositivo – che il 40 per cento dei pazienti con defibrillatore cardiaco dovrà sottoporsi, entro 4 anni dall’impianto, a un’indagine di risonanza magnetica, esame clinico diventato ormai fondamentale per la corretta diagnosi di molte patologie. Rispetto ai precedenti defibrillatori, la nuova tecnologia consente al paziente di accedere alle indagini di risonanza magnetica e, pertanto, permette di fare una diagnosi appropriata di  eventuali condizioni patologiche potenzialmente letali”.

 

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