Diabetici, temono di perdere la vista ma non ne parlano con il medico

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Nonostante la perdita della vista sia temuta due volte tanto rispetto ad altre complicazioni comuni del diabete (comprese le malattie cardiovascolari e l’ictus), solo un quarto dei diabetici parla con il proprio medico dei problemi della vista e molti di essi si presentano quando i problemi visivi sono già conclamati.

Ad evidenziarlo è uno studio condotto su circa 7.000 persone adulte affette da diabete e su operatori sanitari di 41 Paesi del mondo, in cui viene evidenziata la necessità urgente di mettere in atto percorsi chiari per la cura dei pazienti e di avere sistemi sanitari attivi e pro-attivi, per prevenire inutili perdite di vista associate al diabete.

La retinopatia diabetica, è una grave complicanza del diabete, ed è la prima causa di ipovisione e di cecità nel Paesi sviluppati. Si ritiene, infatti, che a 1/3 dei diabetici sia stata diagnosticata una retinopatia.

La retinopatia diabetica si verifica come risultato di un danno stratificato nel lungo periodo a carico dei piccoli vasi sanguigni della retina, fino a creare veri e propri “sfiancamenti” (detti microaneurismi), con trasudazione della parte liquida del sangue in prossimità della regione maculare che, a sua volta, può provocare l’edema maculare diabetico. Danni generalmente evitabili, con un buon controllo del diabete.

Paolo Lanzetta

“Il diabete – afferma il professor Paolo Lanzetta, direttore della Clinica Oculistica all’Università di Udine – è una malattia devastante per due motivi: in primo luogo per considerazioni di carattere epidemiologico. Parliamo, infatti, di una malattia assai diffusa, che oggi colpisce 400 milioni di persone nel mondo. Ma il vero problema, oltre a questi numeri impressionanti, è che il 50% delle persone con diabete non sa di averlo. Parliamo di popolazione adulta, che si inserisce in un quadro di obesità, scorretto stile di vita, quindi assolutamente prevenibile”.

Di retinopatia diabetica e di edema maculare diabetico se n’è parlato nel corso di un workshop che ha coinvolto esperti di oftalmologia e rappresentanti delle maggiori associazioni pazienti provenienti da tutta Europa. Il workshop è stata anche l’occasione per approfondire i temi trattati nel “DR Barometer”.

DR Barometer

“Un progetto davvero unico, in quanto – sottolinea Michelle Sylvanowicz, Direttore Global Advocacy Ophthalmology di Bayer – fornisce una piattaforma per una discussione multidisciplinare su come i sistemi sanitari possano supportare al meglio le persone con diabete, per mantenere e migliorare la propria salute visiva. Riunendo esperti rappresentanti di tutta la società, possiamo dare vita a raccomandazioni utili per la vita reale, che possono essere implementate a livello nazionale per effettuare cambiamenti assolutamente necessari per i pazienti”.

Il nome dello Studio – chiarisce Lanzetta – dà già un’idea di cosa si voglia osservare. Si vuole avere una sorta di “misurazione” – come un vero e proprio barometro – della consapevolezza di cosa significhi avere una retinopatia diabetica e conseguentemente, quali sono le barriere rispetto all’accesso alla diagnosi della patologia ed eventualmente alle terapie”.

“Si tratta – continua Lanzetta – di uno studio molto innovativo, perché è basato oltre che su parametri quantitativi, anche e soprattutto su dati qualitativi, in grado di rilevare il punto di vista delle persone con diabete da un lato, e quello degli operatori sanitari dall’altro, con valutazioni ad esempio sulla qualità della vita, sul “percepito” sulla consapevolezza del problema”.

“I problemi agli occhi – aggiunge Albino Bottazzo, Presidente FAND (Associazione Italiana Diabetici) – sono una complicanza che limita moltissimo la qualità di vita di un paziente diabetico. La retinopatia diabetica è l’anticamera di quella che domani potrebbe diventare cecità. Il paziente avverte in modo molto forte questa problematica, anche se la formazione e l’informazione degli specialisti diabetologi non è sempre adeguata. I nostri diabetologi – continua Bottazzo – pensano più ad altre conseguenze, come le coronaropatie, le neuropatie, ma la retinopatia diabetica è la prima complicanza a manifestarsi.”

“Parlando di prevenzione della patologia – aggiunge Lanzetta – come prima cosa è indispensabile prevenire il diabete nell’adulto con una radicale modifica del proprio stile di vita. Ma se il diabete fosse già conclamato, è fondamentale recarsi da un oculista per escludere o meno il problema della retinopatia diabetica, che è anche una buona misura di quanto bene o male funzioni il nostro organismo e altri distretti. In sostanza – conclude Lanzettaè necessario creare consapevolezza che la retinopatia diabetica sia la prima complicanza del diabete mellito, che è causa significativa di cecità, se non adeguatamente trattata, ed è un segnale di allarme per l’insorgenza di altre complicanze cardio-cerebro-vascolari, che possono avere esiti infausti.”

Lo studio ha evidenziato, tuttavia, importanti problemi di accesso agli esami oculistici, che costituiscono un passaggio fondamentale nella diagnosi e nella gestione della retinopatia diabetica. Sia i clinici che i pazienti coinvolti nello studio hanno riferito “lunghi tempi di attesa per fissare un appuntamento” e quando ci riesce, il costo dell’esame stesso può essere “proibitivo”.

Nel quadro clinico della retinopatia diabetica, la causa principale del calo visivo progressivo è l’edema maculare diabetico.

“Oggi, tuttavia, abbiamo trattamenti che possono cambiare il corso della malattia, possono curare l’edema maculare diabetico, e più recentemente abbiamo appreso che queste terapie possono evitare anche la progressione della retinopatia diabetica in senso generale, indipendentemente dalla presenza di edema diabetico o meno. – continua Lanzetta – Si tratta di terapie con farmaci a somministrazione intravitreale, che sono denominati per categorie: anti -VEFG e farmaci di tipo steroideo. Questi farmaci, se usati correttamente, possono non solo stabilizzare il quadro clinico, ma far sì che i pazienti destinati inesorabilmente alla perdita della vista, possano migliorare la propria capacità visiva, impedendo la progressione verso la cecità legale”.

“Come messaggio conclusivo – conclude Lanzetta – vorrei dire che per questa patologia c’è una reale necessità di un programma di screening nazionale. E la retinopatia diabetica è il modello migliore di patologia al quale applicare una simile metodica: perché dal punto di vista epidemiologico c’è una diffusione importante di diabete mellito (anche se il 50% delle persone con diabete non sa di averlo), la retinopatia diabetica è la principale complicanza del diabete, inoltre le metodiche per identificare i pazienti a rischio, sono accessibili e hanno costi accettabili. Ma la cosa più importante è che oggi sono disponibili terapie efficaci”.

Insieme ai risultati dello Studio, l’IFA, IAPB e IDF hanno utilizzato il “DR Barometer” per fornire una serie di raccomandazioni basate su evidenze “chiave” per affrontare le carenze di informazione e le disuguaglianze nei servizi per le persone con diabete.

Un elemento cruciale per ottenere buoni risultati sono esami oculistici regolari, accessibili a tutti, insieme a trattamenti forniti da un sistema sanitario coordinato, garantendo a coloro che sono a rischio di perdere la vista un monitoraggio ed un efficace gestione della patologia. Gli esperti del “DR Barometer” chiedono anche un miglioramento della informazione e della consapevolezza della retinopatia diabetica, sia tra i pazienti che tra gli operatori sanitari. Altrettanto importante è mettere le persone diabetiche con DR di tutti i paesi del mondo, nelle stesse condizioni, usufruendo degli stessi strumenti in grado di curare la malattia.

 

 

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