Endocrinologia oncologica, documento di consenso AME-AACE per il trattamento e followup dei tumori neuroendocrini

Prevenzione

I tumori neuroendocrini sono tumori rari che possono svilupparsi da particolari cellule presenti in diversi organi; rappresentano circa lo 0,5% di tutti i tumori maligni e nella maggior parte dei casi (60-70%) colpiscono il tratto gastroenteropancreatico costituito da stomaco, intestino e pancreas.

Essendo patologie poco frequenti, è di particolare utilità la realizzazione di linee guida per la loro gestione da parte di team multidisciplinari e internazionali. Il nuovo documento di consenso di AME, Associazione Medici Endocrinologi e Italian AACE Chapter, American Association of Clinical Endocrinologist su trattamento e follow-up dei tumori neuroendocrini gastroenteroepatici presentato a Udine il 26 e 27 gennaio al 2^ UpDate in Endocrinologia Oncologica alla presenza di numerosi esperti nazionali e internazionali nei campi dell’endocrinologia e dell’oncologia.

La Consensus copre una carenza nella letteratura internazionale e un vuoto conoscitivo sulla valutazione della risposta della terapia e del follow-up dei tumori neuroendocrini, sulla gestione della terapia, sulla gestione del paziente nel tempo, quali esami eseguire, il timing e come interpretare i risultati. Lo studio è in corso di pubblicazione su “Endocrine, Metabolic & Immune Disorders – Drug Targets” ma già disponibile su PubMed.

Franco Grimaldi

“Negli ultimi anni in campo endocrinologico e oncologico sono stati compiuti notevoli progressi, sottolinea il dottor Franco Grimaldi, Direttore SOC di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo – Nutrizione Clinica, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine e organizzatore del convegno, sia nella ricerca di base che in quella clinica ed in particolar modo per quanto riguarda l’utilizzo di nuovi strumenti che consentono l’individuazione di tali tumori. Si calcola infatti che negli ultimi anni l’incidenza di tumori neuroendocrini asintomatici e di piccole dimensioni (<2 cm) sia aumentata del 700% proprio grazie al vasto utilizzo e al miglioramento di tecniche di imaging come la risonanza magnetica, soprattutto per il follow up di altri tumori. Alla luce anche delle caratteristiche di tali tumori che spesso non sono aggressivi e hanno una crescita lenta, questo pone il dubbio se sia appropriato sottoporre pazienti a basso rischio allo stesso trattamento tradizionalmente riservato a neoplasie più avanzate, esponendo i pazienti a possibili complicanze ed effetti indesiderati probabilmente non indispensabili e rischiando di sottoporre a overtreatment pazienti con lesioni incidentali o piccole. Il documento di consenso suggerisce di non attuare un trattamento chirurgico su pazienti con tumori asintomatici scoperti incidentalmente, di dimensioni minori di 2 cm e con basso indice proliferativo; se invece la diagnosi di un tumore neuroendocrino arriva in seguito alla comparsa di sintomi, che dipendono dal tipo di ormone secreto in eccesso, l’indicazione è la chirugia”.

“Punto focale delle linee di consenso è il ruolo fondamentale dell’endocrinologo nella gestione dei tumori neuroendocrini, continua Grimaldi, che devono essere affrontati con un’equipe multidisciplinare comprendente anche oncologo, chirurgo, medico nucleare, gastroenterologo, pneumologo e radiologo. L’equipe si deve dedicare alla gestione del paziente allineandosi alle linee guida internazionali e nazionali e la complessità della gestione del paziente con tumore neuroendocrino richiede l’interazione e il coinvolgimento di tutti i professionisti delle discipline coinvolte nelle diverse fasi di diagnosi, trattamento e follow up. Da non trascurare nella strategia multidisciplinare è il punto di vista del paziente e, data la lunga aspettativa di vita delle persone con tumori neuroendocrini, bisogna prestare molta attenzione alla loro qualità di vita e alle possibili tossicità e effetti collaterali legati ai trattamenti”.

“Seppur rare, conclude Grimaldi, queste patologie possono essere curate a distanza di anni con una corretta terapia, prolungando la sopravvivenza del paziente migliorandone la qualità di vita”.

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