Health warning sulle etichette del vino. L’alcol non allunga la vita
Le politiche alcol zero non funzionano, né quelle sui divieti o sul terrorismo psicologico. I consumatori vanno invece aiutati nelle scelte con strategie di informazione mirata. Capire per adottare i comportamenti corretti è l’argomento della conferenza del Vinitaly a cui sono stati invitati gli esperti del MOHRE.
“Dobbiamo scardinare le fake news e rinforzare la comunicazione, anche scientifica sui rischi per la salute del consumo eccessivo e dei modelli di abuso messi in atto per ottenere lo sballo. Vietare e demonizzare sono solo una scorciatoia inefficace. Bisogna formare le persone ad un consumo di qualità e a dosi moderate” sottolinea il Direttore dell’Osservatorio MOHRE, Johann Rossi Mason “per questo abbiamo raccolto l’invito a parlare di riduzione del rischio e consumo responsabile al Vinitaly. Anche lo Iarc nel suo sito parla di rischi al superamento delle dosi consigliate: una unità di alcol al giorno per le donne e due per gli uomini”.
“Non possiamo dimenticare che il vino è un elemento della nostra cultura da millenni e che il suo consumo ha a che fare con la socialità” sottolinea il dottor Camillo Smacchia, Direttore del SERD di Verona intervenuto alla conferenza. “Basti pensare che anche nel trattamento dell’abuso non sosteniamo la sobrietà assoluta a vita per tutti ma lavoriamo su una riabilitazione del consumo con responsabilità in alcuni soggetti”.
Durante la conferenza è stata approfondita la questione delle politiche di riduzione del rischio: solo conoscendo il modo in cui il cervello effettua le sue scelte possiamo aiutare le persone a farne di consapevoli.
Ne ha parlato il dottor Fabio Lugoboni, Responsabile del Centro di Medicina delle Dipendenze di Verona che ha spiegato anche come esista una scala complessa nel consumo di alcol che vanno dal binge drinking, al consumo problematico, l’abuso e infine la dipendenza: “si tratta comunque di una percentuale del 5% dei bevitori (il 60% della popolazione mentre il 35 – 40% si dichiara astemio) che ha una predisposizione all’uso e abuso di sostanze, spesso combinate tra loro. Nella maggior parte dei casi le persone consumano etanolo senza conoscere le quantità meno rischiose. E pensando che il ‘vino rosso faccia buon sangue‘ e che quindi il suo consumo in quantità possa essere addirittura consigliato”.
La parola d’ordine in una ottica di responsabilità deve essere ‘moderazione‘.
“Le persone si creano anche convinzioni che servono a giustificare dei comportamenti, come ad esempio che bere molto allunghi la vita e promuova la longevità. Un recentissimo studio ha scardinato questa convinzione: lo hanno scoperto i ricercatori guidati da Jinhui Zhao, PhD, uno scienziato e analista di dati senior presso il Canadian Institute for Substance Use Research dell’Università di Victoria, nella Columbia Britannica nello studio pubblicato su Jama Network Open. Si tratta di una metanalisi su quasi 5 milioni di individui.
Lo studio fornisce forti motivi di scetticismo riguardo all’idea che l’alcol con moderazione faccia bene alla salute”, ha detto il coautore Tim Stockwell, PhD. Mentre l’assunzione di alcol bassa o moderata non sembra aumentare il rischio di mortalità precoce in questo studio, era coerente con altri nel suggerire che non c’erano nemmeno effettivi benefici per la salute, ha detto Timothy K. Brennan, MD, MPH, capo della clinica servizi per il Addiction Institute of Mount Sinai a New York City che ha dichiarato alla rivista Medpage “Bere meno è sempre meglio per il nostro corpo che bere di più”.
Seguendo un modello in aumento, i consumatori di più di circa 4,5 drink al giorno (65 g di etanolo) hanno registrato il rischio più elevato di morte prematura, con un rischio più elevato del 35% per tutte le cause rispetto agli astemi (RR 1,35, 95 %CI 1,23 .-1,47). Con una soglia di sicurezza più bassa per le donne: due o tre porzioni di etanolo al giorno aumentano del 21% i rischi per la salute rispetto alle astemie.
“Il punto è esattamente in questa frase” spiega Rossi Mason: “non possiamo pensare che l’etanolo, il prodotto della scissione dell’alcol possa ‘fare bene’, dobbiamo invece guardare alle quantità che limitano al massimo il rischio di danni alla salute. Aiutando le persone a fare le scelte con l’aiuto del nudge, ossia la spinta gentile. Un esempio tra tutti: servire quantità inferiori in bicchieri più piccoli. Gli studi non mancano: le persone tendono a finire le quantità di cibo che hanno nel piatto o di bevande che hanno nel bicchiere. Servire un bicchiere piccolo colmo permette di assumere sino al 25% in meno. La soddisfazione è salva e i rischi limitati. Certo anche i singoli devono avere consapevolezza.”