Può essere un ictus? Capirlo è ‘RAPIDO’. L’acronimo per capire se si è di fronte ad un evento cerebrovascolare

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L’ictus, come un abile attore trasformista, può avere diversi modi di presentarsi, più o meno sfumati, più o meno riconoscibili. Un problema, se pensiamo che il fattore tempo è fondamentale per poter raggiungere la struttura ospedaliera dotata di una Stroke Unit e ed essere sottoposti ai trattamenti più adatti entro quella che viene chiamata ‘finestra terapeutica’ o ‘golden hour’.

valeria-caso“L’ictus –  spiega la professoressa Valeria Caso, neurologa presso l’Ospedale Misericordia di Perugia e Presidente dell’European Stroke Organization – può colpire i sensi, la parola, il comportamento e le emozioni ma anche la memoria, un lato del corpo può essere percepito come più debole oppure paralizzarsi. Il paziente può percepire un senso di debolezza o di addormentamento di viso, braccia e gambe, in particolare di un solo lato, vertigini, perdita dell’equilibrio e manifestare uno stato confusionale con difficoltà a parlare e capire ciò che gli viene detto, spesso riferisce anche un problema alla vista o un improvviso mal di testa”.

Se sospettate che il malore vostro o di un familiare sia ICTUS provate l’approccio RAPIDO, acronimo di:

RRIDI – chiedete alla persona di sorridere e osservate se la bocca è asimmetrica;

AALZA LE BRACCIA – chiedete alla persona di alzare le braccia e verificate se riesce a sollevarne una sola;

PPARLA – chiedete alla persona di parlare e verificate se riesce ad esprimersi in maniera comprensibile o confusa;

I ICTUS

DDOMANDA AIUTO – chiamate immediatamente il 118 e descrivete correttamente i sintomi in modo che gli operatori siano in grado di mandare l’ambulanza con il team adatto e allerti l’ospedale dotato di stroke unit più vicino

OORARIO – prendete nota dell’ora esatta in cui sono iniziati i sintomi, una informazione che sarà molto utile ai sanitari per operare entro le 4 – 6 ‘golden hour’

Maggiore è il tempo che trascorre dall’insorgenza dei sintomi, maggiore è il rischio che l’ictus provochi danni cerebrali e invalidità. Per ottenere la massima efficacia dai trattamenti è consigliabile arrivare in ospedale al massimo entro 60 minuti in modo che la prognosi sia favorevole, in questo caso, come nelle malattie cardiache, anche un solo minuto può fare la differenza.

È opportuno chiamare il 118 anche se i sintomi osservati hanno un andamento altalenante o addirittura sono scomparsi.

I NUMERI DELL’ICTUS

195.000 – Numero di ictus che si verificano ogni anno in Italia (pari alla popolazione di una cittadina come Biella o Massa Carrara)

2 secondi – Tempo medio che trascorre tra un ictus e l’altro nel mondo

20-25% – Ictus emorragici (con rottura di un vaso cerebrale)

75-80% – Quota di ictus ischemici sul totale (con chiusura/ostruzione di un vaso cerebrale)

40% –  Numero di ictus ischemici che interessano vasi di grande calibro e quindi candidati al trattamento di trombectomia meccanica con stent-retriever

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30% – Quota di ictus di cui non si conosce la causa e definiti ‘criptogenici’

30-40% – Ictus ischemici criptogenici, in cui,  attraverso sistemi di monitoraggio cardiaco impiantabili (ILR) si rileva Fibrillazione Atriale, e si previene quindi un ulteriore eventi di Ictus.

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10–12% – Mortalità acuta da ictus

50-55% – Quota di pazienti considerati guariti dopo adeguato trattamento

30-40% – Quota di pazienti che iniziano un percorso riabilitativo in strutture dedicate

18 – 20% – numero di recidive di eventi precedenti sul totale (entro 5 anni)

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170   – Stroke   Unit di I livello (che effettuano solo la trombolisi in vena) presenti sul territorio italiano

40 – Stroke Unit di II livello (che effettuano anche la trombectomia meccanica, per i casi di stroke piu gravi)

29% – Riduzione di mortalità e dipendenza nei pazienti che accedono ad una Stroke Unit

6 ore – tempo limite  entro il quale si ottengono i risultati migliori  con uno sten retriever nel caso di ictus ischemico di un vaso di grande calibro (4 e ½ quelle entro cui effettuare la terapia trombolitica) 12 ore il tempo massimo entro cui si può intervenire con le trombectomia meccanica

10% – Quota di trombectomie meccaniche eseguite in Italia rispetto ai pazienti candidabili

Meno del 40% – percentuale di successo della terapia trombolitica con farmaci nei pazienti con ictus di grandi vasi cerebrali

Sino al 71% – percentuale di successo della Trombectomia Meccanica con il nuovo stent retriever

 

 

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