Troppi interventi di tumore al pancreas in strutture non idonee

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A lanciare l’allarme sono stati gli esperti riuniti a Verona per il convegno nazionale Advances in Oncology focus sul carcinoma del pancreas.

“La chirurgia del cancro al pancreas è – ha affermato il presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), Carmine Pinto – estremamente complessa. Richiede un approccio multidisciplinare e una formazione di equipe che possono essere garantiti solo in centri ad ‘alto volume’ che trattano ogni anno un numero sufficiente di casi.

Carmine Pinto pres. naz. AIOMDa un’indagine svolta su OncoGuida, che è il servizio di informazione per malati del Ministero della Salute-ISS e AIMaC, emerge invece una realtà diversa. Alcune regioni non hanno nemmeno – ha sottolineato Pinto – una struttura sanitaria che rispetta questi parametri. Per garantire la migliore assistenza possibile a tutti è necessario prevedere una sempre maggiore collaborazione tra i centri”.

“È una neoplasia particolarmente insidiosa. Colpisce ogni anno – ha aggiunto Claudio Bassi, Direttore dell’Istituto del Pancreas dell’Azienda Ospedaliera di Verona – 12.500 italiani e nonostante la sua bassa incidenza ha una mortalità molto elevata.

Non esiste uno screening per individuare diagnosi precoci e quindi siamo costretti ad intervenire quando la situazione è già complessa con interventi gravati da molte e pericolose complicanze. Per tutti questi motivi non è più accettabile che alcuni pazienti siano operati in centri che svolgono uno o due interventi l’anno. Solo attraverso la giusta specializzazione si può curare la patologia”.

Giampaolo Tortora, Direttore dell’Oncologia Universitaria e dell’Azienda Ospedaliera di Verona ha sottolineato:Oggi dopo cinque anni dalla diagnosi del cancro sopravvive il 7% degli uomini ed il 9% delle donne. Diagnosi tardive, pochi sintomi evidenti e la velocità di evoluzione del tumore sono le principali cause per cui abbiamo ancora esiti infausti. Oltre la metà dei casi viene diagnosticata quando la malattia è già in fase metastatica. Se vogliamo dare nuove speranze ai pazienti è necessario riorganizzare anche l’attuale sistema di cure e investire maggiori risorse nella ricerca medico-scientifica”.

Come è stato ribadito al convegno di Verona, la ricerca clinica sta portando comunque risultati. Una delle ultime armi a disposizione degli oncologi è il Nab-paclitaxel (paclitaxel legato all’albumina formulato in nanoparticelle) che sfrutta la nanotecnologia per migliorare la somministrazione della terapia.

“Grazie all’albumina, una proteina già presente nell’organismo umano, possiamo trasportare – ha affermato Giampaolo Tortora – il chemioterapico direttamente nella sede del tumore. Nab-paclitaxel ha dimostrato risultati positivi nel trattamento del carcinoma mammario e polmonare e ha dimostrato di essere efficace anche per quello del pancreas. Migliora in maniera significativa la sopravvivenza globale e presenta minore tossicità rispetto ad altre cure. Inoltre il farmaco, associato alla gemcitabina, ha dato risultati positivi, permettendo di avere pazienti lungo sopravviventi a 3 anni e mezzo (3% pazienti vivi nel braccio nab-paclitaxel + gemcitabina vs 0% pazienti vivi nel braccio con sola gemcitabina)”.

Secondo Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO): “Solo il 3% dei pazienti afflitti dalla neoplasia riesce a guarire. Le possibilità per il mondo del volontariato di reclutare persone con queste esperienze sono perciò molto ridotte. A differenza di altri Paesi, come l’Inghilterra, in Italia non sono attive associazioni di malati. Questo rende ancora più difficile affrontare la patologia. La nostra Federazione, insieme alle associazioni di medici, è da anni impegnata affinché sul tumore del pancreas sia prestata maggiore attenzione da parte di tutti. Aumentare l’informazione e il dibattito sulla malattia attraverso campagne ed eventi specifici deve essere il nostro primo obiettivo”.

In occasione nel convegno è stato presentato anche il progetto AIOM Cooking, Comfort, Care. Una campagna internazionale che ha l’obiettivo di favorire corretti stili alimentari a misura di paziente colpito da carcinoma pancreatico.
Durante le cure oncologiche – ha detto il presidente nazionale AIOM – la qualità di vita passa anche dalla tavola. Alimentarsi in modo adeguato evita la perdita di peso, riduce le tossicità provocate dalla chemio o dalla radioterapia, rinforza le difese dell’organismo e previene le complicanze post operatorie. Con questa campagna vogliamo aiutare le persone alle prese con nausea, vomito, diarrea, rifiuto del cibo e tutti gli altri effetti collaterali provocati dai trattamenti antitumorali”.

“Siamo orgogliosi di sostenere questa importante iniziativa – ha sottolineato Pasquale Frega, presidente e AD di Celgene Italia – così come l’impegno nella lotta al tumore del pancreas in partnership con le Società Scientifiche e le Associazioni Pazienti.

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