PMA, la Sicilia al palo
“Il futuro della procreazione medicalmente assistita (PMA) nella nostra Regione si presenta incerto – affermano il professor Antonio Perino e il dottor Giuseppe Valenti, rispettivamente direttore del Centro Interaziendale di Procreazione Medicalmente Assistita per la Sicilia Occidentale (Azienda Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello, Policlinico Universitario “Paolo Giaccone”, Asp 6 di Palermo) e coordinatore regionale della SIRU (Società Italiana Riproduzione Umana) – a fronte della mancata previsione del budget per il 2018 per i centri privati accreditati e dell’esaurimento delle risorse di quelli pubblici, nonostante il suo inserimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), con la conseguente dilatazione delle liste di attesa: in media da sei mesi a oltre un anno nel pubblico. Inoltre, nulla è stato ancora previsto circa i nuovi ticket, perciò abbiamo voluto inserire nell’ambito della tre giorni una prima sessione di confronto con le istituzioni”.
Il Convegno Nazionale, dal titolo “Politics and Science on Reproductive Medicine”, è inserito nel programma “Palermo 2018 Capitale Italiana della Cultura”. Al centro della sessione pomeridiana di giovedì 26 aprile – che sarà moderata dal giornalista Giacinto Pipitone – lo stato dell’arte della PMA e gli esiti dell’attività di verifica condotta dal Centro Nazionale Trapianti sulle strutture siciliane autorizzate alle prestazioni: ad illustrarli il direttore del CNT, Alessandro Nanni Costa.
Al centro delle sessioni scientifiche le tecniche di riproduzione medicalmente assistita. “Le tecniche di PMA – spiegano Perino e Valenti – possono essere di I livello (IUI inseminazione
“Un tema molto sentito e di grande impatto sociale – precisano Perino e Valenti – è quello della fecondazione eterologa, tecnica che prevede l’utilizzo di un gamete, maschile o femminile, al di fuori della coppia, che in Italia è stata autorizzata dalla Corte Costituzionale, con la sentenza del 10 giugno 2014, n. 162, dopo 10 anni di proibizionismo dalla L. 40/2004”. “L’apertura all’eterologa – rilevano Perino e Valenti – nella nostra Nazione, ha determinato, nel 2016, un incremento delle nascite: l’aumento dei cicli e, quindi, delle richieste, si scontra, però, con la difficoltà di trovare sul territorio italiano donne donatrici e impone il ricorso a banche estere, perciò lo Stato, le società scientifiche e tutti i centri di PMA devono unire le forze per diffondere la cultura della donazione di ovociti”. “Considerato – concludono Perino e Valenti – che secondo le previsioni OCSE, nel 2050, l’Italia sarà il terzo Paese più vecchio dell’area, quello della fertilità è un argomento centrale anche per il welfare del Paese: occorre far comprendere quanto sia importante il ruolo dell’età, la prevenzione dei comportamenti a rischio, nonché l’attenzione alla diagnosi precoce delle malattie dell’apparato riproduttivo. Ciò richiede sinergia tra scienza e programmazione politica, oltre alla diffusione delle informazioni, soprattutto, tra i giovani”.