Psoriasi, anticorpo monoclonale mostra efficace controllo della malattia fino a 108 settimane

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La psoriasi colpisce circa 125 milioni di persone in tutto il mondo, di cui circa il 20% soffre di psoriasi a placche moderata-grave.

Malattia immunitaria cronica che interessa la pelle, si verifica quando il sistema immunitario invia segnali difettosi che accelerano il ciclo di crescita delle cellule. Può localizzarsi in qualsiasi parte del corpo ed è associata ad altre condizioni di salute gravi, come il diabete, le malattie cardiache e alcuni tumori. La forma più comune di psoriasi, la psoriasi a placche, è caratterizzata da chiazze rosse, ispessite, coperte da un accumulo bianco argenteo di cellule morte della pelle.

Lo studio UNCOVER 3, i cui nuovi dati sono stati presentati in occasione dell’Annual Meeting dell’American Academy of Dermatology in corso ad Orlando, ha dimostrato sicurezza ed efficacia elevata anche a lungo termine per ixekizumab, la molecola che ha come target selettivo l’interleuchina 17A ed è indicata per il trattamento della psoriasi da moderata a grave. Si tratta di forme della malattia per le quali si richiede ai trattamenti una performance elevata  sia a breve, ma soprattutto a lungo termine al fine di mantenere costante il controllo dei sintomi. La molecola è un anticorpo monoclonale ad alta affinità che ha mostrato nel trial UNCOVER 3, il più lungo mai condotto per la molecola, un’efficacia significativa sino a 108 settimane di trattamento. Lo studio ha preso in esame 1346 pazienti suddivisi in cieco in 4 gruppi che hanno ricevuto per le prime 12 settimane rispettivamente  ixekizumab 80 mg ogni 2 settimane, ogni 4 settimane, ovvero etanercept 50 mg due volte a settimana o placebo.

Sin dalla prima settimana ixekizumab si è dimostrato più efficace su tutti gli endpoints primari rispetto ai comparatori raggiungendo un miglioramento significativo del 75, 90 e 100% dell’indice PASI.

“I progressi nella comprensione dei meccanismi patogenetici e della rete di citochine coinvolte nella psoriasi hanno dato un forte impulso allo sviluppo di nuovi trattamenti che, grazie ad un innovativo meccanismo d’azione, consentono di raggiungere una elevata efficacia fino alla completa remissione della malattia” ha dichiarato  la professoressa Ketty Peris, direttore della clinica dermatologica del Policlinico universitario Gemelli di Roma “un obiettivo ambizioso nato dall’evidenza che anche esiti di placche sulla pelle possono avere impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti, sovrapponibile all’impatto di patologie come il diabete di tipo 2”.

“Quello che è interessante nei dati presentati ad Orlando – prosegue la docente – è che l’alto indice di risposta al trattamento osservato nel periodo di induzione di ixekizumab viene mantenuto fino a 108 settimane di terapia, quando la maggior parte dei pazienti vede confermata la risoluzione quasi completa (PASI 90) o completa (PASI100) delle placche psoriasiche, quest’ultima raggiunta da oltre il 50% dei pazienti”.

Con più di 100 centri coinvolti in 21 paesi, UNCOVER 3 è uno dei più grandi trial clinici mai realizzati.

Come agisce Ixekizumab

Ixekizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato IgG4 che si lega selettivamente con interluchina 17A (IL-17A) e inibisce la sua interazione con il recettore dell’IL-17. IL-17A è una citochina naturale che è coinvolta nella normale risposta infiammatoria e immunitaria. Ixekizumab inibisce il rilascio di citochine pro-infiammatorie e chemochine. La molecola è stata approvata dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense nel marzo 2016 per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave in pazienti adulti che sono candidati alla terapia sistemica o fototerapia.

 

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