La psoriasi non va in vacanza! Il dermatologo: non diminuire o interrompere le terapie
Oltre il 40% di persone con la psoriasi nasconde le lesioni sotto abiti, pantaloni e maglie a maniche lunghe anche in spiaggia e rinuncia alla vita all’aria aperta proprio nella bella stagione. La stessa percentuale mostra segni di depressione.
A rivelarlo è un sondaggio della National Foundation of Psoriasis americana che mette in luce come oltre al disagio e alla vergogna esista un vero e proprio problema di stigma. A tal proposito, la legge American Disability Act protegge queste persone dalle discriminazioni sul luogo di lavoro.
Per i pazienti con psoriasi l’arrivo della bella stagione può essere un’arma a doppio taglio: se il sole e l’acqua di mare in alcuni casi possono migliorare l’aspetto delle lesioni cutanee e un clima caldo-umido possa mantenere la pelle più morbida, gli sbalzi di temperatura, l’aria condizionata e il cloro possono scatenare il rilascio di sostanze che possono aumentare la secchezza e il prurito, scatenare fenomeni infiammatori e recidive con un peggioramento dei sintomi.
Sole sì ma con cautela
“Le persone con psoriasi beneficiano dell’esposizione al sole purché questa sia effettuata gradualmente e con adeguata fotoprotezione (+SPF50), rinnovando l’applicazione ogni 2 ore ed evitando l’esposizione nelle ore centrali della giornata” spiega il professor Antonio Costanzo, Ordinario di Dermatologia all’Università Humanitas di Milano “Ustioni e scottature possono scatenare la riattivazione della psoriasi o portare allo sviluppo di nuove placche. Le scottature attiva un vero e proprio “fenomeno di Koebner“, ossia lo sviluppo di placche nelle zone soggette ad uno stimolo, fisico come la scottatura solare o meccanico come lo sfregamento o traumi locali”.
Fondamentale è mantenere la pelle costantemente idratata. Aperitivo sì, ma analcolico, l’alcool infatti può interferire con alcuni farmaci per la psoriasi.
Attenzione invece al sudore, che può irritare la pelle già sensibile e peggiorare le placche. Il clima ideale è fresco e ventilato e al chiuso è consigliabile non esporsi all’aria condizionata.
Con le dovute accortezze è quindi possibile godersi le vacanze e il tempo libero e apprezzare dei miglioramenti ma attenzione a seguire sempre le indicazioni del proprio dermatologo.
“Alcuni pazienti infatti decidono arbitrariamente di diminuire o, peggio, interrompere le terapie proprio in questo periodo” continua Costanzo “Ma la cosiddetta ‘vacanza terapeutica’ che veniva consigliata nel periodo estivo in cui venivano sospesi i farmaci di vecchia generazione come gli immunosoppressori non è più necessaria: le nuove terapie personalizzate, sono più efficaci, sicure e non hanno problemi di tossicità, non devono essere sospese e hanno effetti a lungo termine. Sono oggi disponibili infatti moderni farmaci che si dimostrano efficaci già dalle prime settimane e che permettono di ottenere la clearance cutanea completa sino al 90 e 100%, come il nuovissimo farmaco ixekizumab appena presentato al congresso di Sorrento. Attenzione anche alle cure ‘fai da te’, un errore che interessa circa il 25% dei pazienti con malattie autoimmuni (quindi anche con psoriasi, in cui il fenomeno arriva al 50%)”.
Ixekizumab è un anticorpo monoclonale per la psoriasi moderata grave è una molecola dall’elevata rapidità d’azione, efficacia sia nel breve che nel lungo termine oltre a profili di sicurezza tra i più elevati oggi disponibili.
“La rapidità e l’efficacia in breve termine non solo giocano un ruolo fondamentale nel raggiungimento del risultato terapeutico ma garantiscono l’aderenza del paziente alla terapia”. sottolinea il professor Fabio Ayala, Direttore della U.O.C. di Dermatologia clinica del Dipartimento di Medicina clinica e Chirurgia – Università di Napoli Federico II . “Ixekizumab presenta diversi vantaggi grazie alla sua alta affinità di legame con l’interleuchina 17A, citochina chiave nel processo patogenetico della psoriasi. È proprio dall’interazione con questa citochina che il meccanismo patogenetico viene bloccato con una azione quasi ‘chirurgica’. Inoltre, sin dalle prime settimane di trattamento ixekizumab si è dimostrato più efficace su tutti gli obiettivi raggiungendo un miglioramento significativo del 75, 90 e 100% dell’indice PASI. E i risultati si mantengono anche nel lungo periodo: l’alto indice di risposta al trattamento viene mantenuto fino a 108 settimane di terapia, quando la maggior parte dei pazienti vede confermata la risoluzione quasi completa (PASI 90) o completa (PASI 100) delle placche psoriasiche, quest’ultima raggiunta da oltre il 50% dei pazienti”.
Una sospensione temporanea o definitiva delle terapie senza consultare il dermatologo potrebbe esporre a ricadute e peggioramenti, rendendo vani gli sforzi fatti sino a quel momento. “Sappiamo che alcune terapie sono difficili da gestire, prevedono modalità di assunzione complicate o effetti collaterali sgraditi” aggiunge Antonio Costanzo “quindi una buona comunicazione e l’alleanza terapeutica col curante sono fondamentali per garantire l’aderenza del paziente alla terapia. In questa ottica terapie sempre più maneggevoli a rapida efficacia rafforzano la motivazione del paziente, specialmente nelle forme moderate-gravi”.