Retinopatia diabetica, il focus
La retinopatia diabetica è un’importante causa di cecità e si verifica come risultato di un danno stratificato nel lungo periodo a carico dei piccoli vasi sanguigni della retina, fino a creare veri e propri “sfiancamenti” (detti microaneurismi), con trasudazione della parte liquida del sangue in prossimità della regione maculare che, a sua volta, può provocare l’edema maculare diabetico. Danni generalmente evitabili, con un buon controllo del diabete.
Ma in che modo si può diagnosticare e prevenire?
Innanzi tutto, sottoponendosi agli esami clinici di routine e, in particolare, al controllo della glicemia. È, inoltre, essenziale eseguire controlli periodici del fondo oculare e, se necessario, sottoporsi ad esami specifici (come fluorangiografia e OCT- tomografia a coerenza ottica) per valutare l’eventuale presenza della malattia e la sua gravità.
Quest’ultima dipende in massima parte, dal grado di scompenso del diabete: ciò che conta, dunque, non è solo il valore della glicemia, ma pesano anche le sue oscillazioni quotidiane. Un test attendibile è l’emoglobina glicata (HbA1c), che si misura con un semplice prelievo sanguigno, dando la misura dell’andamento della glicemia degli ultimi mesi.
Per la diagnosi della retinopatia diabetica, l’osservazione del fondo oculare è un momento essenziale nella visita della persona con diabete mellito.
La retinopatia è una malattia “silenziosa”, che può svilupparsi a lungo senza sintomi, fin quando non interessa la macula. Una gestione adeguata della malattia può ridurre del 90% il rischio a 5 anni di sviluppare cecità nei pazienti con retinopatia proliferante. Tuttavia, secondo le statistiche, solo 1 pazienti diabetico su 2 si sottopone a controlli regolari, che permettono di scongiurare la prograssione della patologia e il rischio di cecità.
I segni ed i sintomi della retinopatia diabetica, dunque, diventano progressivamente più gravi man mano che la condizione evolve.
La più grave complicanza della retinopatia diabetica è, dunque, l’edema maculare diabetico (DME), caratterizzato da un accumulo di liquido nella macula. La prevalenza di questa patologia è strettamente correlata al tipo di diabete; in Italia si stima che le persone affette siano circa 60.000.
Nel lungo termine livelli anomali di zuccheri nel sangue possono compromettere il buon funzionamento dei vasi sanguigni, portando a carenze di ossigeno che stimolano la produzione di fattori di crescita come il VEGF (fattore di crescita vascolare endoteliale), che stimolano la produzione di nuovi vasi e aumentano la permeabilità vascolare.
Questo fenomeno può verificarsi sia con il diabete di tipo 1, che con quello di tipo 2, anche se la sua comparsa è, in genere, più precoce in caso di diabete di tipo 2 e l’incidenza aumenta con l’aumentare della gravità della retinopatia.
Esistono due tipi di edema maculare diabetico:
- l’edema focale, localizzato in alcuni punti specifici della retina, coinvolge singoli vasi sanguigni;
- l’edema diffuso, che coinvolge gran parte dei capillari retinici determinando la perdita di fluidi attraverso di essi.
I sintomi dell’edema maculare diabetico
Annebbiamento visivo, distorsione delle immagini, miodesopsie, fotofobia, scotomi (zone cieche nel campo visivo). Tali alterazioni comportano tipicamente difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane, che richiedono la visione distinta, fra cui la lettura e la guida e, in certi casi, compromettono la capacità lavorativa dell’individuo.
Gli esami più indicati per diagnosticare l’edema maculare diabetico sono la fluorangiografia e la tomografia a coerenza ottica (OCT).
I trattamenti disponibili
Per un lungo periodo di tempo, si è fatto ricorso alla fotocoagulazione laser retinica (PRP), una procedura in grado di bloccare la progressione della malattia, ma non di intervenire sul recupero della funzione visiva. Ad oggi, però, esistono diversi approcci terapeutici che, attraverso la somministrazione intravitreale di farmaci anti-VEGF (che vanno ad agire direttamente contro il fattore di crescita dell’endotelio vascolare, legandosi ad esso, per poi disattivarlo) o di farmaci di tipo steroideo, sono in grado di controllare l’edema, garantendo un’efficacia prolungata. Si tratta di una procedura chirurgica rapida ed indolore che avviene in ambiente protetto ed è preceduta da un’anestesia locale.
“Oggi, finalmente, – dice Paolo Lanzetta, direttore della Clinica Oculistica dell’Università di Udine – abbiamo trattamenti che possono cambiare il corso della malattia, possono curare l’edema maculare diabetico, e più recentemente abbiamo appreso che queste terapie possono evitare anche la progressione della retinopatia diabetica in senso generale, indipendentemente dalla presenza di edema diabetico o meno. Si tratta di terapie con farmaci a somministrazione intravitreale, che sono denominati per categorie: anti -VEFG e farmaci di tipo steroideo.
Questi farmaci, se usati correttamente, possono non solo stabilizzare il quadro clinico, ma far sì che i pazienti destinati inesorabilmente alla perdita della vista, possano migliorare la propria capacità visiva, impedendo la progressione verso la cecità legale. Questo significa che il 50% dei pazienti possa, ad esempio, mantenere una licenza di guida, permettendo a un paziente di poter rimanere all’interno di un’attività produttiva”.
La prevenzione
Innanzi tutto bisogna prevenire il diabete nell’adulto con una radicale modifica del proprio stile di vita. Abbandonare le scorrette abitudini, quali fumo, alimentazione scorretta, sedentarietà. Avere un buon controllo del proprio peso corporeo, svolgere un’attività fisica regolare (2,5 ore alla settimana di attività moderata), adottare un regime alimentare sano (dieta mediterranea), eliminare il fumo, sono modifiche facilmente applicabili, nelle mani del singolo individuo, che possono impedire o ritardare l’insorgenza del diabete.
Se il diabete fosse già conclamato, è importante tenere presente tutte le complicanze che questa patologia può portare al corpo umano, come il distretto oculistico. È dunque fondamentale recarsi da un oculista per escludere o meno un problema agli occhi, come la retinopatia diabetica, che è anche una buona misura di quanto bene o male funzioni il nostro organismo e altri distretti. I pazienti con una retinopatia diabetica, infatti, hanno un aumentato rischio di sviluppare una nefropatia diabetica o una neuropatia diabetica. Lo stesso vale per patologie più note come le complicanze cardiovascolari.
Il paziente diabetico con una retinopatia diabetica ha un aumentato rischio di incorrere in un infarto del miocardio. Lo stesso vale per l’ictus cerebrale. E parliamo di rischio incrementato di 5,6,7 volte. Questi sono dati che non si possono ignorare.
Per concludere, è necessario creare la consapevolezza che la retinopatia diabetica sia la prima complicanza del diabete mellito, che è causa significativa di cecità, se non adeguatamente trattata, ed è un segnale d’allarme per l’insorgenza di altre complicanze cardio-cerebro-vascolari che possono avere esiti infausti.
Il ruolo dell’oculista, dunque, non è marginale, e non solo per gli occhi, ma anche rispetto alla salute generale, in una vera e propria gestione olistica del paziente.
In conclusione, la tempestività sembra, quindi, essere la “parola d’ordine” per intervenire in caso di retinopatia diabetica, prima che la malattia degeneri in stadi più avanzati come l’edema maculare retinico. In seguito alla diagnosi di diabete è consigliato recarsi tempestivamente da un oculista, in modo da valutare le condizioni visive e lo stato della retina. Sarà poi lo specialista, a indicare un calendario di controlli periodici e, collaborando con il diabetologo, potrà adottare la terapia più idonea ed efficace.