Sai usare il computer e connetterti ad internet? La tua salute mentale è salva

Piccole dosi

di Micaela Tanteri

Da tempo ormai si parla di sedute di psicoterapia cognitiva on-line ma c’è ancora parecchia confusione sull’argomento. Cerchiamo di fare chiarezza con il dottor Massimo Bertacco, psicoterapeuta.

 Come nasce la scelta di fare psicoterapia on-line?

Ho iniziato ad occuparmi di psicoterapia, precisamente su Skype, circa 2 anni fa -racconta il dottor Bertacco. Mi piaceva l’idea di portare un aiuto psicologico alle persone, dovunque si trovassero e di raggiungere pazienti che, per vari motivi, non si sarebbero mai recati fisicamente da uno specialista. Il fatto di essere italiano e vivere vicino Barcellona dal 2006, mi ha probabilmente aiutato a vedere tutti i lati positivi di questo tipo di setting terapeutico che qui era già conosciuto da diversi anni. Il mio interesse per internet -prosegue- nasce nel 2001, durante il dottorato in psicologia all’Università di Trieste. In quel periodo già si parlava di psicoterapia on-line, soprattutto attraverso le chat-lines o tramite email, però non si parlava molto di terapia on-line mediante videocamera o web-cam. Ovviamente i problemi di connessione erano piuttosto evidenti e la capacità di internet limitata inoltre – continua – l’alta definizione era una tecnologia molto costosa quindi praticamente inesistente.

Massimo Bertacco

Che tipo di evoluzione ha avuto e qual è adesso in Europa la diffusione della psicoterapia attraverso internet?

Solo dopo il 2005 e comunque con il passaggio all’era di internet 2.0, si inizia a parlare di vera e propria psicoterapia on-line. Sicuramente negli anni 2006 e 2007, ci sono psicologi che lavorano in rete. Si tratta tuttavia – dice il dottor Bertacco – di pochi professionisti che intuiscono le nuove opportunità che il web offre e che negli USA sono già sfruttate con successo. Però bisogna aspettare almeno il 2010 per riscontrare un uso più sistematico di internet per fare psicoterapia online. Come spesso avviene per la diffusione delle nuove tecnologie, l’input parte dalle capitali europee. In Spagna, luogo dal quale esercito la mia professione – continua – i primi centri di salute mentale ad utilizzare internet per fare psicoterapia si aprirono in quel periodo a Barcellona e a Madrid. Per lo più si trattava di centri privati che permettevano una implementazione celere delle nuove tecnologie. In Italia questo tipo di setting terapeutico si è diffuso soprattutto a partire da Milano e Roma e ora sta prendendo sempre più piede nel resto della nazione.

Che differenze e similitudini esistono tra la psicoterapia presenziale faccia-a-faccia e la psicoterapia on-line o mediata, su internet? Quali sono i pro e i contro di quest’ultima?

Intanto faccio una premessa:la riuscita della terapia tramite internet dipende dall’approccio che l’utente ha con i canali di comunicazione offerti dalle nuove tecnologie e dalla fiducia che si ripone in essi. I risultati delle mie ricerche, pubblicati nel 2007 su “Human computer Interaction” evidenziavano che i nostri giudizi riguardo ai mezzi di comunicazione on line giocano un ruolo fondamentale. Se dovessimo comparare la psicoterapia “classica”, in studio, con la psicoterapia condotta tramite email – spiega il dottor Bertacco -dovremmo sottolineare molte differenze. Avvalendosi delle email viene meno completamente la stimolazione sensoriale e questa soluzione non permette l’interazione sincronizzata. Differente è il caso delle psicoterapie on-line con webcam, soprattutto se si considera il fatto che viviamo nell’era dell’ultra definizione. Con una buona webcam per l’appunto, ed una connessione stabile, l’interazione tra terapeuta e paziente avviene pressappoco come nella psicoterapia “classica” o presenziale. Ciononostante – dice -, almeno per il momento, lo schermo, naturalmente, presenta qualche limite nell’ambito della stimolazione reciproca tra terapeuta e paziente. A volte può succedere di non riuscire a cogliere perfettamente pause, balbettii, sfumature nella voce del soggetto a causa di interferenze dovute alla connessione. Sicuramente una difficoltà è data dal non poter osservare quello che tecnicamente viene definito il comportamento non verbale dell’intero corpo. In questo caso, infatti, si può studiare solo quello relativo alla mimica facciale.

Tutto questo potrebbe rivelarsi un ostacolo trascurabile per alcuni tipi di psicoterapie ma un pesante handicap per altre.

Nello specifico, in quali casi Skype non sminuisce l’efficacia della terapia?

Nel caso delle psicoterapie cognitivo-comportamentali – specifica il dottor Bertacco, il fatto che l’interazione avvenga attraverso un monitor non sembra rappresentare un problema. Infatti si tratta di tecniche, in cui il terapeuta partecipa attivamente alla stessa seduta: parla ed interviene spesso, guida la sessione e spinge costantemente il paziente a centrare il problema che si vuole risolvere. Nel momento in cui il soggetto ha un calo motivazionale lo specialista lo aiuta a “riagganciarsi” all’interazione. Inoltre le terapie cognitive attraverso il dialogo socratico hanno il fine di promuovere un cambiamento nel modo di pensare e nelle convinzioni del paziente. Raramente –  osserva – ho riscontrato problemi motivazionali dovuti all’utilizzo di Skype. Al massimo, ho rilevato una certa difficoltà da parte di alcune persone durante la prima sessione, quella di approccio. Un soggetto” difficile” rimane tale indipendentemente dal setting terapeutico, e questo vale sia per il paziente che si racconta disteso su un lettino, sia per quello che parla tramite un dispositivo connesso alla rete.

L’efficacia terapeutica di una sessione su Skype è soddisfacente. Gli esiti sono pressoché i medesimi di una seduta presenziale. Comprensibilmente, se la connessione non è buona o la persona non sa usare il computer, possono sorgere degli imprevisti, brevi blackout oppure problemi con l’audio. In questo caso il terapeuta deve dimostrarsi disponibile e permettere al paziente di risolvere gli inconvenienti tecnici per non pregiudicare la sessione. Ma io guardo più i vantaggi che offre la situazione.  Bisogna considerare infatti – sottolinea- che, trovarsi in un ambiente familiare, o comunque in un luogo dove ci si sente a proprio agio, può indurre il paziente a parlare più liberamente. Lo stesso schermo, in alcuni casi, non solo non rappresenta un problema ma addirittura costituisce quasi un vantaggio perché alcuni soggetti risultano meno inibiti e più inclini a raccontarsi davanti al monitor.

Invece, in quale tipo di psicoterapie il limite dello schermo diventa un reale problema?

“Senz’altro nella psicoterapia dinamica o analitica -spiega il dottor Bertacco-. Infatti, in questo tipo di terapia lo psicologo gioca un ruolo piuttosto passivo a livello pratico. Ascolta con attenzione quello che dice il soggetto, riducendo al massimo gli interventi di chiarificazione e limitandosi a brevi interpretazioni. In questo caso il paziente potrebbe avere la sensazione di parlare da solo e pensare, di conseguenza, che la terapia possa essere inutile.

Un discorso ancora diverso è quello della psicoterapia gestaltica -continua – il dottor Bertacco – che è una terapia di tipo umanistico in cui la percezione si configura come una totalità e non come un insieme di elementi separati. Deriva dalla filosofia esistenzialista e dalla psicanalisi e considera lo sviluppo umano all’interno della relazione con l’ambiente. Gli interventi si centrano nello stimolare il paziente a vivere nel presente, nel qui ed ora. In questo caso, il terapeuta, spesso invita il soggetto a praticare certi esercizi emozionali o cognitivi, moltissimi dei quali, non si prestano ad essere eseguiti a davanti allo schermo.

Le sensazioni che si sperimentano on-line sono destinate a crescere di pari passo con il progresso informatico o si è già arrivati ad ottenere il massimo?

Sicuramente sono destinate ad intensificarsi. La tecnologia offre costantemente nuovi stimoli. Credo sia interessante ricordare -dice- che già da qualche anno si sente parlare di realtà virtuale soprattutto per il trattamento delle fobie. La VR, virtual reality, è una simulazione in cui si rappresenta una realtà che altera la percezione dei sensi. La AR (augmented reality) ovvero, realtà aumentata invece, mira, attraverso informazioni aggiuntive o manipolate a potenziare tale percezione. Si tratta di tecnologie che permettono appunto di aumentare l’efficacia delle terapie cognitive attraverso l’implementazione di scenari virtuali per mezzo dei quali, il paziente potrà sperimentare certe situazioni in modo coinvolgente. Credo che questo tipo di applicazioni saranno incrementate nei setting on-line ovviamente con soggetti giudicati idonei.

Perché scegliere la terapia su skype?

Per ricevere un aiuto immediato. Per eliminare i costi legati agli spostamenti. Perché si è timidi o introversi per natura. In alcuni casi, va considerato che chi cerca aiuto psicologico spesso non sa chi rivolgersi e sul web tutto sembra più facile e disponibile. Un grande vantaggio lo possono trarre certamente quei soggetti che non avrebbero il “coraggio” di recarsi personalmente dallo psicologo.

Le persone che scelgono la psicoterapia on – line -specifica il dottor Bertacco- lo fanno per comodità, per indisponibilità a muoversi o al contrario perché hanno ritmi di vita e lavoro frenetici che le costringono a continui spostamenti. Fruitori ideali sono anche pazienti con handicap fisici oggettivi, con patologie varie, con problemi di deambulazione. Spesso si tratta di persone che semplicemente non possono muoversi a causa di impedimenti temporanei o che vivono in zone impervie o lontane a centri abitati. Le sedute su Skype, consentono in tutti questi casi, una grande flessibilità offrendo ai soggetti che vi ricorrono la possibilità di mantenersi nell’ambito di un trattamento psicoterapeutico che altrimenti non si potrebbe portare a termine.

Qual è il paziente tipo che ricorre alla Skype therapy?

L’approccio on -line è più gradito alle donne che agli uomini. Non bisogna comunque dimenticare, che sono ancora una volta loro che si avvalgono della terapia tradizionale, cioè in studio.

Per quanto riguarda l’età, i pazienti che scelgono di affidarsi allo psicologo su Skype, sono compresi in una fascia che va dai trenta ai quarant’anni. Il livello di istruzione, in genere è per tutti, medio alto e certamente conta il fatto di avere padronanza del computer e della navigazione su internet. Per quanto riguarda la nazionalità il dato è piuttosto omogeneo. Non ci sono in Europa cittadini di una nazionalità particolarmente dediti alla psicoterapia on line rispetto ad altri.

Quali sono nello specifico le patologie più trattate on -line?

Direi che non ci sono grandi limitazioni. Problemi d’ansia e depressione si possono trattare on-line senza grandi differenze rispetto al setting tradizionale. Ciò che conta è il vincolo terapeutico e questo abbiamo detto che si può sviluppare perfettamente on-line. Se il paziente ha problemi motivazionali questi si osserveranno anche a livello fisico, presenziale. Differente è il discorso delle patologie severe: mi riferisco a psicosi o disturbi gravi della personalità pazienti con tendenze suicide o vittime di violenze o abusi ad esempio. Quando la problematica mentale è severa – conclude il dottor Bertacco- consiglio sempre di ricorrere ad altri setting terapeutici. Quelle elencate sono patologie difficili da trattare per qualsiasi professionista della salute mentale e che spesso richiedono attenzione per tutta la vita.

 

 

 

 

 

 

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