Spondilite anchilosante, farmaco biologico blocca la progressione radiologica della colonna vertebrale. I dati
È quello che dimostrano i dati di uno studio: quasi l’80 % dei pazienti affetti da spondilite anchilosante (SA) in terapia con il secukinumab non ha presentato progressione radiologica della colonna vertebrale a 4 anni. Ma, soprattutto, lo studio ha dimostrato che l’assenza di progressione strutturale della SA è stata accompagnata da risultati duraturi nelle misurazioni del dolore riferite dai pazienti, con più del 75 % dei pazienti che a 4 anni aveva conservato una risposta ASAS 20.
Ad annunciarlo è la Novartis che cita come i nuovi dati, che saranno presentati per la prima volta sotto forma di notizie dell’ultim’ora in occasione del meeting annuale di American College of Rheumatology/Association of Rheumatology Health Professionals (ACR/ARHP) che si tiene negli USA, confermino inoltre un miglioramento costante dei segni e dei sintomi in quasi l’80 % dei pazienti a fronte di un profilo di sicurezza del secukinumab favorevole e coerente.
La spondilite anchilosante (SA)
è una malattia infiammatoria cronica che causa dolore e rigidità vertebrale e articolare che, se non adeguatamente gestita, può portare a una significativa perdita di mobilità. Molti pazienti affetti da SA rispondono in modo non adeguato agli standard attuali di cura con farmaci anti-TNF. Nei casi più gravi può avvenire la fusione tra colonna vertebrale e articolazioni soprastanti il coccige.
Fa parte di una famiglia di patologie infiammatorie croniche che comprendono anche l’artrite psoriasica. Solitamente provoca una grave compromissione della mobilità della colonna vertebrale e della funzionalità fisica, con ripercussioni sulla qualità di vita. Nella maggior parte dei casi, esordisce in pazienti, in particolare di sesso maschile, di età compresa tra i tredici e i venti anni. I familiari dei soggetti affetti da SA presentano un rischio maggiore di sviluppare la malattia. Per seguire la progressione della SA e l’efficacia del trattamento occorre eseguire radiografie, TC o RM della colonna vertebrale o delle articolazioni sacroiliache.
Secukinumab
è il primo inibitore di IL-17A approvato per la SA, è un farmaco biologico interamente umano, estremamente mirato, da utilizzarsi come prima linea nel trattamento di questa malattia infiammatoria cronica che può portare a perdita della mobilità.
I nuovi dati a lungo termine di questo studio vanno ad aggiungersi a un crescente insieme di prove che avvalorano la posizione unica del secukinumab con un’efficacia duratura e una sicurezza dimostrata nella spondilite anchilosante (SA), nell’artrite psoriasica (AP), e nella psoriasi da moderata a severa.
“Per le numerose persone affette da spondilite anchilosante – ha affermato Carlo Salvarani, Direttore della Struttura Complessa di Reumatologia dell’Azienda USL- IRCCS di Reggio Emilia e Professore Straordinario di Reumatologia dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – l’attuale standard di cura tratta solo le manifestazioni cliniche della malattia come, ad esempio, il dolore alla schiena di tipo infiammatorio, ma non è in grado di bloccare la devastante progressione della patologia stessa che determina lo sviluppo di una colonna vertebrale a canna di bambù e che limita fortemente la qualità di vita del paziente. I pazienti, quindi, necessitano di un trattamento che non sia solo sintomatico, ma che sia mirato a bloccare la progressione strutturale della patologia”.