Steroidi anabolizzanti. L’ipertensione è notturna per gli utilizzatori

Piccole dosi

Ne fa uso tra l’1 e il 6 % dei giovani frequentatori delle palestre. Il legame tra abuso di steroidi anabolizzanti (AAS) e ipertensione è stato approfonditamente dibattuto e studi precedenti hanno mostrato risultati discordanti nella misurazione della pressione sanguigna con il solo sfigmomanometro. La valutazione ambulatoriale nelle 24 ore permetterebbe una diagnosi più accurata.

I medici internisti e cardiologi dell’Università di Copenhagen hanno studiato quindi l’impatto dell’abuso di sostanze per l’aumento della massa muscolare sulla pressione arteriosa, attraverso uno studio che ha arruolato un gruppo di uomini con meno di 50 anni. Il campione di 101 soggetti è poi stato diviso in tre gruppi: soggetti che utilizzavano AAS, soggetti che ne avevano abusato ma in astinenza da 30 mesi in media (da 20 a 44 mesi) e un gruppo di controllo che non avevano mai utilizzato i sostituti del testosterone. Tutti i partecipanti sono stati coinvolti in un training di fitness e poi sottoposti ad una rilevazione pressoria delle 24 ore (ogni 20 minuti durante il giorno e ogni 60 nelle ore notturne).

L’ipertensione diurna era definita da valori superiori a 135/85mmHg e quella notturna da 120/85mmHg. I risultati non si sono fatti attendere: i soggetti che abusavano di steroidi mostravano livelli di BP diurna più alti pari a 133,8 (da 127,5 a 140) rispetto agli ex utilizzatori che vantavano un valore medio di 126,8 e al gruppo di controllo, al riparo con il suo 125,7mmHg.

Ancor più significativi i valori notturni: al calare della notte i valori dei consumatori rimaneva a livelli di guardia con una media di 125,6 mentre gli ex utilizzatori vedevano i valori scendere a 118,2 e i soggetti di controllo dormivano sonni tranquilli con 115,3mmHg.

L’ipertensione sistolica ‘notturna’ si verificava con maggiore frequenza nei soggetti utilizzatori, pari al 55,6% mentre non sono state più rilevate differenze nella pressione diastolica.

Michele Gulizia cardiologoSpiega Michele Gulizia, direttore Cardiologia Ospedale Garibaldi di Catania: “Si tratta di sostanze che riproducono gli effetti del testosterone e ricercati da alcuni sportivi per la loro capacità di aumentare la massa muscolare e potenziare le prestazioni atletiche. L’uso e soprattutto l’abuso presentano però effetti collaterali e rischi: aumento dell’aggressività, sintomi eccitatori-maniacali, episodi psicotici ma anche aumento della pressione arteriosa, ritenzione idrica e un conseguente affaticamento del muscolo cardiaco”.

Queste sostanze, insomma, possono indurre uno stato di dipendenza sia per il mantenimento degli effetti fisici che per la necessità di tenere alto lo stato di eccitazione indotto dalla sostanza, alla cui sospensione segue uno stato depressivo. Un fenomeno che riguarda più il mondo delle palestre e del fitness e meno quello dello sport professionistico. Vi ricorrono giovanissimi e giovani che assumono steroidi per via orale o intramuscolare. Il problema sono le dosi, da 10 a 20 volte superiori a quelle utilizzate a scopo terapeutico per trattare carenze di testosterone, inoltre questi farmaci vengono spesso acquistati su internet dove è impossibile determinarne la concentrazione di principio attivo che può essere anche più elevato rispetto a quanto indicato in etichetta.

“Quantificare il problema non è semplice” – aggiunge Franco Romeo, direttore Cardiologia Policlinico Tor Vergata di Roma – “il NIDA americano parla di un uso tra gli atleti di una percentuale variabile tra 1 e 6%, mentre non ci sono dati precisi per l’Europa. Studi effettuati in Svezia parlano di una percentuale di adolescenti dal 2,8 al 5,8% che potrebbero pregiudicare la propria salute cardiaca a lungo termine”.

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