TAVI, il punto con il professore Corrado Tamburino
di Maria Grazia Elfio
“La TAVI (impianto valvolare aortico transcatetere) – spiega Corrado Tamburino, direttore della Cardiologia con UTIC dell’Azienda Ospedaliero- Universitaria Policlinico “Vittorio Emanuele”, P.O. “Ferrarotto” – è oggi una tecnica consolidata.
Si prevede che il numero di impianti nel 2025 a livello mondiale sarà di circa 300 mila all’anno. Oltre i 65 anni, circa il 5% della popolazione inizia ad avere un invecchiamento della valvola aortica. C’è un impatto socio-economico importante della TAVI, in particolare per l’implicazione di tre fattori: la necessità che sia effettuata in centri che hanno la cardiochirurgia on-site; da parte di operatori qualificati, con una specifica curva d’apprendimento e l’alto costo dei dispositivi”.
“Il problema amministrativo – continua Tamburino – verte sul fatto che, ad oggi, non è previsto un DRG specifico per le TAVI e in atto surroghiamo attraverso il rimborso con il DRG della cardiochirurgia, che non è, però, appropriato, né proporzionato rispetto ai costi della procedura.
Se da un lato pesa l’elevato costo delle valvole percutanee, dall’altro lato, però, va considerato che la TAVI presenta dei vantaggi che, ammortizzando i costi, si traducono in risparmi sul fronte della gestione clinica del paziente: tempi di ospedalizzazione o durata media di degenza e tempi di recupero e riabilitazione ridotti. Il paziente sottoposto alla procedura, inoltre, incontra un rischio operatorio bassissimo: l’1% circa”.
“La Sicilia è molto avanti sul punto. Nei prossimi 2-3 anni, stante l’espansione della cardiologia interventistica strutturale, è da ritenere che la TAVI si applicherà in modo ancora più esteso solo in centri con cardiochirurgia nella stessa sede. Una prospettiva – conclude Corrado Tamburino – su cui riflettere”.