Tiroide, quando la ‘centralina’ va in tilt
“La tiroide è una ghiandola molto piccola che produce però un ormone importantissimo per tutto il corpo, la tiroxina”, spiega Paolo Vitti, Presidente SIE, Società Italiana di Endocrinologia, coordinatore e responsabile scientifico della Settimana Mondiale della Tiroide.
“Possiamo dire che la tiroide è la ‘centralina’ che regola l’energia di tutto il nostro organismo svolgendo una serie di funzioni vitali come la regolazione del metabolismo, la produzione di calore, il controllo del ritmo cardiaco, lo sviluppo del sistema nervoso, l’accrescimento corporeo, la forza muscolare e molto altro. Quest’anno il tema della Settimana Mondiale della Tiroide, organizzata con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità e presentata oggi al Ministero della Salute è “TIROIDE È ENERGIA” e ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione in merito ai problemi connessi alle malattie della tiroide e alla loro prevenzione: sono infatti oltre 6 milioni gli italiani con un problema a questa ghiandola che, quando non funziona correttamente, si riflette sul funzionamento di tutto il corpo e, per tale motivo, occorre non trascurare alcuni campanelli d’allarme rivolgendosi al proprio medico in ogni caso di dubbio”.
“Se la tiroide è energia, le malattie della tiroide hanno un importante impatto su tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana”, afferma Vincenzo Toscano, Presidente AME, Associazione Medici Endocrinologi. “La malattia della tiroide più frequente è la tiroidite di Hashimoto, infiammazione cronica autoimmune, che può presentarsi a tutte le età. Molto subdola è la forma post-partum che, condizionando l’umore e il benessere della neo-mamma, viene frequentemente scambiata per depressione e non trattata. Il campanello d’allarme della ridotta funzione della tiroide è proprio il facile affaticamento, il tono depresso dell’umore, l’anemia e la caduta dei capelli. Tuttavia questi sintomi sono comuni a molte altre patologie ed è quindi importante creare cultura e sensibilità su questa ghiandola per poter fare diagnosi precoci. Esiste anche una malattia della tiroide da eccesso di funzione, l’ipertiroidismo, che sprigiona il massimo dell’energia dal nostro organismo spingendo sull’acceleratore della funzione di tutti gli organi con un bilancio spesso negativo a discapito del peso e perdita di massa muscolare”.
“Una volta scoperte, le malattie della tiroide”, continua Furio Pacini, Presidente AIT, Associazione Italiana della Tiroide, “sono in genere molto ben curabili col ripristino di una normale qualità della vita. Le terapie si possono avvalere dell’ormone tiroideo sintetico nel caso dell’ipotiroidismo, di farmaci tireostatici nel caso dell’ipertiroidismo e della terapia chirurgica nel caso di noduli tiroidei o del cancro”.
“Il modo più efficace per prevenire le malattie della tiroide”, spiega Massimo Tonacchera, Segretario AIT, Associazione Italiana della Tiroide, “è assumere iodio in quantità adeguate, poiché questo elemento è il costituente essenziale degli ormoni tiroidei. Il fabbisogno quotidiano stimato di iodio è di 150 microgrammi per gli adulti, 90 per i bambini fino a 6 anni, 120 per i bambini in età scolare e 250 per le donne in gravidanza e durante l’allattamento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda, quindi, l’utilizzo di sale iodato e, se necessario, una quantità supplementare di iodio tramite l’assunzione di integratori, in special modo durante la gravidanza e l’allattamento.”
“A 13 anni dall’approvazione della legge 55/2005, che ha introdotto il programma nazionale di iodoprofilassi, lo stato nutrizionale iodico degli italiani è sicuramente migliorato”, afferma Antonella Olivieri, Responsabile Scientifico OSNAMI, Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia. “I dati più incoraggianti riguardano il TSH neonatale, ovvero il marcatore che viene utilizzato nello screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito che indica lo stato nutrizionale iodico della popolazione dei neonati e, indirettamente, delle loro madri. Grazie alla collaborazione dei centri di screening neonatale regionali e interregionali sul territorio, oggi sappiamo che, nonostante si sia ancora lontani dagli obiettivi fissati dall’OMS che indicano nella soglia massima del 3% di valori elevati di TSH neonatale (> 5,0 mU/L) l’indice di iodosufficienza, il trend è molto positivo, con una diminuzione del 10% negli ultimi due anni e del 17,2% dal 2004 ad oggi (6,4% nel 2004; 5,9% nel 2015; 5,3% nel 2017). Questi dati, anche se incoraggianti, suggeriscono che ulteriori sforzi devono essere fatti per garantire la corretta assunzione di iodio in gravidanza, al fine di scongiurare gli effetti negativi sullo sviluppo neuropsichico dei neonati che possono essere causati anche da una carenza iodica lieve”.
“Una normale funzione tiroidea, importante in tutte le età della vita, diventa fondamentale in età pediatrica per assicurare un adeguato sviluppo psico-fisico dall’epoca prenatale fino all’adolescenza”, continua Ivana Rabbone, Vicepresidente SIEDP, Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica. “Anche una carenza iodica di grado moderato può portare al mancato raggiungimento del potenziale intellettivo del bambino con una riduzione di 10-15 punti di quoziente intellettivo; per questo è in atto un progetto formativo sul tema della iodoprofilassi indirizzato agli insegnanti ella Scuola Primaria e Secondaria. Inoltre, lo screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito rappresenta oggi un successo consolidato nella prevenzione della disabilità mentale attraverso una diagnostica precoce di questa patologia”.
“Le patologie endocrine risultano tra le più frequenti malattie croniche nell’anziano”, precisa Fabio Monzani, SIGG, Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, “e in particolare l’ipertiroidismo può risultare difficile da diagnosticare perché i sintomi come palpitazioni, cadute accidentali e fratture possono essere facilmente confusi con altre patologie legate all’età. Rispetto al giovane adulto, l’anziano risulta più vulnerabile alle complicanze cardiovascolari e metaboliche dell’eccesso di ormoni tiroidei e pertanto il trattamento va intrapreso tempestivamente”.
“L’asportazione della tiroide è un intervento sicuro ed efficace ma è un intervento delicato in quanto la ghiandola da asportare è vicina a strutture che controllano importanti funzioni come la voce e l’equilibrio del calcio nel sangue e nei tessuti”, continua Luciano Pezzullo, SIUEC, Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia. “Le complicazioni sono molto rare ma quando si verificano sono molto serie. Ne deriva che la scelta della tiroidectomia deve essere attenta e ponderata. Le nuove conoscenze derivate dalla clinica e dagli studi stanno determinando un cambiamento nell’atteggiamento chirurgico che nei prossimi anni sarà meno aggressivo e nei casi di basso rischio sarà anche solo un atteggiamento ‘osservazionale’ evitando l’intervento. Negli ultimi anni la chirurgia tiroidea è diventata da un lato sempre più conservativa e dall’altro sempre più personalizzata per il singolo paziente, basandosi sui fattori di rischio clinico e genetico”.
“Attualmente, la medicina personalizzata sta assumendo un’importanza sostanziale nella clinica per aumentare l’efficacia delle terapie ed evitare trattamenti non necessari e dispendiosi”, afferma Maria Cristina Marzola, Consigliere AIMN, Associazione Italiana di Medicina Nucleare. “La cosiddetta ‘teranostica’ (dalle parole ‘terapia’ e ‘diagnostica’) rappresenta una nuova frontiera della medicina che, facendo uso delle informazioni ottenute dalle immagini mediche, è in grado di indirizzare e personalizzare uno specifico approccio terapeutico nel singolo paziente. A questo scopo, la medicina nucleare prevede l’uso di molecole, come il radioiodio, per il ‘targeting’ molecolare che possono essere usate sia per la diagnosi che per la terapia di diverse patologie come i carcinomi tiroidei”.
“La nuova medicina di precisione o personalizzata basata sulle differenze individuali, sulla variabilità genetica, su quella dovuta all’ambiente, dallo stile di vita e addirittura dalla personalità dei singoli individui”, conclude Luisa La Colla, Presidente CAPE, Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini, “consente oggi al paziente di partecipare attivamente al proprio percorso terapeutico collaborando con tutti i professionisti coinvolti. In questo contesto è sempre più importante l’attività di informazione su stili di vita corretti e percorsi di prevenzione svolta dalle associazioni dei pazienti. Per la prevenzione delle malattie della tiroide non è necessario attuare programmi di screening ecografico generalizzato che portano a sovra-trattamento e costi non necessari, ma puntare su una corretta e capillare attività di informazione sulla popolazione ‘sana’”.
La Settimana Mondiale della Tiroide, che si svolgerà dal 21 al 27 maggio, organizzata con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è promossa da Associazione Italiana della Tiroide (AIT), Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Associazione Medici Endocrinologi (AME), Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), Associazione Italiana Medici Nucleari (AIMN), Società Italiana Unitaria di Endocrino Chirurgia (SIUEC), Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) insieme al Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (CAPE) e il supporto della European Thyroid Association (ETA)
In Italia saranno organizzate diverse iniziative di screening e incontri informativi sulle patologie tiroidee; per informazioni è possibile consultare il sito www.settimanamondialedellatiroide.it e la pagina Facebook dedicata “Settimana Mondiale della Tiroide”.