Tiroidite di Hashimoto, c’è il rischio 5 volte maggiore di sviluppare seconda malattia autoimmune
I pazienti con tiroidite autoimmune sono esposti al rischio di sviluppare nel tempo altre malattie autoimmuni in misura maggiore rispetto alle persone non colpite da tiroidite autoimmune. A dimostrarlo è un recente studio, pubblicato sulla rivista Autoimmunity Reviews.
Le malattie autoimmuni sono state rilevate nel 19.5% dei pazienti con tiroidite autoimmune, e solo nel 3.9% dei controlli. Questo significa che avere una tiroidite autoimmune conferisce un rischio 5 volte maggiore di sviluppare una seconda patologia autoimmune oltre alla tiroidite.
Causate da errori del sistema immunitario, che aggredisce cellule dei tessuti sani invece di attaccare i nemici, virus, batteri, ecc. che l’organismo può ospitare, le malattie autoimmuni possono colpire un solo organo o organi diversi anche nello stesso soggetto e in genere la causa non è nota.
«Una delle malattie autoimmuni più comuni è la Tiroidite di Hashimoto che si riflette con una sintomatologia che va dall’ipo o all’ipertiroidismo o anche non avere necessariamente avere una sintomatologia evidente, spiega Michele Zini, Centro Malattie Tiroidee dell’IRCCS Arcispedale “S. Maria Nuova” di Reggio Emilia e membro AME, Associazione Medici Endocrinologi.
Le malattie autoimmuni più frequentemente associate alla tiroidite indicate dallo studio sono la gastrite cronica autoimmune, la vitiligine, la artrite reumatoide, la polimialgia reumatica, la celiachia, il diabete mellito tipo 1, la malattia di Sjögren, la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico, la sarcoidosi.
Il problema può essere visto anche da una prospettiva diversa, e cioè arrivare alla diagnosi di tiroidite autoimmune partendo da altre patologie autoimmuni. Questo ha importanti ricadute pratiche, ad esempio, tutti i pazienti con diabete mellito tipo 1 devono essere periodicamente testati per valutare la funzionalità tiroidea e la formazione di anticorpi antitiroidei, soprattutto i bambini diabetici. I pazienti con malattie reumatologiche autoimmuni dovrebbero essere periodicamente valutati per cogliere la presenza di una tiroidite autoimmune, così come i pazienti con le altre patologie autoimmuni più frequentemente associate alla tiroidite. Il riconoscimento di una tiroidite autoimmune è semplice: bastano due test di laboratorio (TSH con metodo reflex e anticorpi anti-tireoperossidasi), eventualmente seguiti in caso di risultato patologico da una ecografia tiroidea.
Nella pratica clinica, l’endocrinologo e i medici di medicina generale terranno presente la possibilità che una seconda malattia autoimmune si manifesti nei pazienti con tiroidite autoimmune di Hashimoto, soprattutto in coloro che ne hanno una suscettibilità genetica: eventuali sintomi, dati di laboratorio, famigliarità possono essere indicatori per la ricerca di altre patologie autoimmuni.
Se, in teoria, sembrerebbe ragionevole ricercare attivamente la presenza di malattie autoimmuni in tutti i pazienti con tiroidite di Hashimoto, cercando di identificarle in una fase precoce quando ancora non hanno dato sintomi, al lato pratico, la numerosità delle possibili patologie autoimmuni rende molto difficile questa ricerca, che comporterebbe il ricorso a numerosissimi test di laboratorio ed esami strumentali. Inoltre, anche quando fossero colte in una fase iniziale, non è possibile mettere in atto una vera e propria prevenzione, cioè non si riesce ad evitare l’insorgenza della malattia conclamata.
Non esiste una manifestazione clinica comune a tutte le malattie autoimmuni, e i sintomi, i disturbi e le conseguenze cliniche delle malattie autoimmuni sono quelle specifiche di ogni singola patologia. Analogamente, non esiste un trattamento comune unico per tutte le patologie autoimmuni, ma ognuna viene trattata con farmaci e schemi specifici. È vero che per molte malattie di questo gruppo si ricorre a farmaci che sopprimono il sistema immunitario, ma i singoli farmaci, gli schemi, i tempi, le dosi e le associazioni sono stati studiati e validati singolarmente per ogni patologia. Analogamente, anche il decorso clinico di ogni malattia autoimmune è indipendente. In altre parole, non ci può aspettare che curando una malattie autoimmune anche le altre eventualmente presenti migliorino.
In conclusione, spiega l’esperto, è bene conoscere queste interazioni tra patologie autoimmuni senza che questo diventi fonte di ansia dal momento che possibilità di ammalarsi non significa necessariamente malattia».