Tumore della prostata. Un radiofarmaco ne controlla la progressione.
Il tumore della prostata rappresenta il 20 per cento di tutte le neoplasie individuate fra gli over 50. In Italia vivono 398mila uomini dopo la diagnosi di tumore della prostata.
Oggi sono disponibili trattamenti innovativi, come il Radio-223, il primo radiofarmaco efficace nei pazienti con tumore della prostata e metastasi ossee. Questa nuova terapia non solo aumenta la sopravvivenza globale, ma funziona anche nei pazienti ritrattati che hanno già ricevuto un primo trattamento con il farmaco. I dati sono stati presentati al 31° Congresso dell’Associazione europea di urologia (European Association of Urology – EAU) in corso a Monaco. Nella sessione dedicata al tumore prostatico resistente alla castrazione (CRPC), sono stati presentati anche i dati di sicurezza ed efficacia a lungo termine di uno studio.
“Il tumore prostatico resistente alla castrazione – ha spiegato il professor Fred Saad, FRCSC, Chief of Urology, Director of G-U Oncology all’Université de Montréal – si diffonde quasi sempre al di fuori della sede di esordio e porta allo sviluppo di metastasi, influenzando significativamente la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti. Sono disponibili terapie come il Radio-223 che possono controllare la malattia e prolungare la sopravvivenza. Per questo ci impegniamo a proseguire lo studio di queste molecole per meglio comprendere gli approcci ottimali di trattamento”.
I risultati dello studio hanno indicato che questo radionuclide è ben tollerato e permette un controllo della progressione della malattia nel tessuto osseo, quando somministrato dopo un ciclo iniziale di trattamento. Lo studio internazionale, multicentrico, prospettico, in aperto, con Radio-223 ha incluso 44 pazienti con tumore prostatico metastatico resistente alla castrazione che avevano precedentemente completato un ciclo di sei iniezioni e che non avevano mostrato progressione durante il primo trattamento. Di questi pazienti, 29 (66%) hanno ricevuto il ciclo completo di ritrattamento con 6 iniezioni, una ogni 4 settimane.
L’efficacia e la sicurezza del Radio-223 nella schedula di trattamento esteso e di incremento della dose (NCT02023697) verranno esaminate nello studio randomizzato di Fase II attualmente in corso.
“Il Radio-223 – ha affermato Volker Wagner, MD PhD, Global Clinical Development di Bayer e responsabile del programma di sviluppo di Radio-223 – ha un meccanismo d’azione specifico, è caratterizzato da sicurezza e da un miglioramento significativo della sopravvivenza globale comprovati nei pazienti con tumore prostatico resistente alla castrazione che presentano metastasi ossee sintomatiche senza malattia viscerale nota. Bayer continua a studiare l’utilizzo di Radio-223 in diverse popolazioni di pazienti e ambiti terapeutici allo scopo di migliorare le opzioni di trattamento per i pazienti di tutto il mondo”.
Il Radio-223 dicloruro è approvato in più di 40 Paesi in tutto il mondo, tra questi gli Stati Uniti e i Paesi dell’Unione Europea. In questi ultimi, è stato approvato per il trattamento dei maschi adulti con tumore prostatico resistente alla castrazione, con metastasi ossee sintomatiche e in assenza di metastasi viscerali note. Questo radiofarmaco è, inoltre, oggetto di altri studi clinici in uomini affetti da tumore prostatico e in donne affette da tumore mammario.
Cancro della prostata resistente alla castrazione e metastasi ossee
Il tumore prostatico è il secondo tipo di neoplasia maligna più comunemente diagnosticata negli uomini in tutto il mondo. Nel 2012, circa 1,1 milioni di maschi adulti hanno ricevuto la diagnosi di questa malattia e 307.000 sono morti nel mondo. Il tumore della prostata costituisce la quinta causa principale di morte per cancro al mondo e quello resistente alla castrazione ne rappresenta la forma avanzata. La maggioranza degli uomini con tumore prostatico resistente alla castrazione presenta metastasi ossee sintomatiche, che causano dolore, eventi scheletrici (come fratture o compressione del midollo spinale) e sono associate ad una ridotta sopravvivenza. Infatti, le metastasi ossee portano a un aumentato rischio di morbidità e morte in questi pazienti.